La storia cancellata, l’orrore nascosto sotto una mano di vernice. Il Vilina Vlas Spa Hotel, sembrerebbe un albergo come molti altri, forse un po’ spartano e decadente: ma questo edificio che si trova in Bosnia, a Visegrad è stato teatro di una delle tragedie più brutali del dopoguerra in Europa. Un passato che si è voluto nascondere dietro una cortina di oblio, come appare chiaramente a chi curiosa tra le recensioni della struttura su Tripadvisor: molti lodano la piccola piscina o l’hamman, altri criticano l’arredamento antiquato “da Paese Socialista”, ma ben pochi dimostrano di conoscere la verità, la serie di crimini compiuti entro quelle mura che hanno portato a chiamare l’edificio l’«Hotel degli Stupri».

La verità nascosta ai turisti

Molti dei turisti europei ospiti dell’albergo ignorano la storia di quel luogo: venticinque anni fa decine di donne bosniache sono state stuprate in quelle stanze dai paramilitari serbi, mentre numerose persone sono state torturate nello spazio che oggi ospita la piscina. “I clienti dell’albergo ignorano di dormire negli stessi letti in cui sono state violentate delle donne, di nuotare nella piscina in cui tanti innocenti sono stati giustiziati” si lamenta Bakira Hasecic, presiedente dell’associazione che raggruppa le donne vittime delle violenze nella guerra nell'ex Jugoslavia. In effetti, anche se è stata data una rinfrescata ai muri, le stanze sono proprio quelle in cui sono avvenute le torture, con gli stessi mobili.

Sembra incredibile, ma le autorità di quei luoghi hanno preferito nascondere il passato e continuare come se nulla fosse accaduto.

Il quartier generale delle ‘Aquile bianche’

Il sindaco di Visegrad addirittura arriva a sostenere di non essere a conoscenza di quanto accaduto nella struttura – nonostante le numerose testimonianze rese in passato dalle vittime davanti al Tribunale Penale Internazionale dell’Aja – aggiungendo che non è suo interesse soffermarsi su vicende ormai lontane.

Eppure quell’albergo a partire dal 1992 è stato usato come quartiere generale di Milan Lukic, il comandante delle “Aquile bianche”, una squadriglia paramilitare che a Visegrad si è marchiata di efferati delitti, avendo ucciso più di 1300 musulmani, per la maggior parte donne, bimbi ed anziani. Dopo la sua cattura in Argentina nel 2005, Lukic è stato condannato all’ergastolo all’Aja nel 2009: il giudice nella sentenza è arrivato ad usare una parola forte come “Olocausto” per descriverne i crimini perpetrati tra quelle mura. Eppure, nonostante le proteste di chi chiede che l’hotel sia raso al suolo e al suo posto vi sorga un memoriale, c’è chi preferirebbe restaurare l’edificio per trasformarlo in un albergo di lusso.