Il papa ha fatto confusione, non voleva utilizzare la parola "prove" bensì "evidenze" mentre parlava del caso del vescovo Juan Barros. Si è scusato più volte per questa svista a seguito delle polemiche che le sue parole hanno sollevato tra la stampa ed i media, affermando che le sue parole potrebbero aver ferito le persone che hanno subito degli abusi. Il papa in questi giorni si trovava in Cile per una visita ufficiale e durante una di queste visite ha accusato le vittime di abusi di calunniare Barros, il vescovo di Osorno (Cile), allievo di un altro vescovo coinvolto in questo scandalo, Fernando Karadima, accusato di essere un abusatore seriale.

Il papa ha fatto solo una dichiarazione in merito all'accaduto, affermando di aver denunciato gli abusi anche davanti al governo durante il discorso tenuto per i sacerdoti. Nel suo discorso ha anche riportato il caso di una donna di 40 anni, sposata e con dei figli: la donna aveva smesso di prendere la comunione dalle mani del vescovo perché quelle mani erano le stesse che commettevano abusi. Continua a difendere l'innocenza del vescovo in mancanza di evidenze che possano provare la sua colpevolezza, ma si scusa per aver ferito con le sue parole tutte le persone che sono state vittima di abusi.

Quando ciò che Barros faceva è venuto alla luce il papa ha preso immediatamente il caso in considerazione per cercare di capire da che parte si trovasse la verità; da quel momento in poi la gente iniziò a sospettare anche di altri sacerdoti che erano stati formati da Karadima e che erano anche loro abusatori o abusati.

Dopo lo scandalo Barros più di una volta si era recato a Roma dal papa per chiedere le dimissioni, il quale però non gliele ha mai concesse in mancanza di prove che testimoniassero la sua colpevolezza. Concedere le dimissioni al vescovo equivaleva ad ammettere che fosse colpevole, motivo per cui non sono state autorizzate le dimissioni; il papa voleva allora e vuole ancora arrivare fino in fondo per vederci chiaro, per non condannare un uomo ingiusto.

Sa però che le sue parole potrebbero aver ferito numerose vittime di abusi perché spesso le persone hanno delle prove, ma si vergognano o hanno paura delle conseguenze e quindi non denunciano gli abusi che subiscono. "La parola prova non era la migliore - ha ribadito-, volevo dire evidenze. Nel caso Barros non c'è evidenza.

Non ho evidenze per condannare, né certezza morale"; la svista è stata involontaria, l'intento non era certo quello di ferire qualcuno, anzi cercava di dare conforto a queste persone.

Il peso delle parole

Le parole hanno un peso, si collocano in un posto ben preciso all'interno di una frase ed esprimono un concetto ben preciso, con poche o nessuna possibilità di fraintenderle se usate correttamente. Le parole ci consentono di comunicare con gli altri, di chiedere aiuto, di condividere pensieri, sensazioni ed emozioni; inoltre regolano la nostra intera esistenza. Una macrodistinzione che si può fare tra le parole è quelle con valenza positiva (che riescono a risollevare il morale, a confortare, a far sorridere) e quelle con valenza negativa (che possono portare tristezza, sconforto, possono offendere e mortificare).

Una stessa parola però non produce lo stesso effetto nelle persone a causa della grande variabilità che da sempre caratterizza gli esseri umani; per esempio la parola "caffè" per alcuni può essere collegata ad una bevanda calda, capace di dare forza ed energia, per altri invece può essere collegata all'agitazione e all'eccessiva energia che fornisce. Inoltre il loro peso dipende anche dalla persona che la pronuncia e dalla circostanza: l'espressione "sei una persona incompetente" ha un peso diverso quando viene usata dal proprio capo e quando invece viene utilizzata dal proprio partner.

Le parole sono un'arma a doppio taglio perché possono giovare o nuocere non solo al destinatario, ma anche all'emittente: usare parole ed espressioni dolci può far sentire meglio anche la persona che le pronuncia, così come parole aspre e taglienti possono provocare sensi di colpa in chi le pronuncia.

Ponderare la scelta delle parole è fondamentale, soprattutto in alcuni contesti, allo scopo di non creare fraintendimenti e di non ferire nessuno.

“Mi ha sempre affascinato l’idea che le parole – cariche di significato e dunque di forza – nascondano in sé un potere diverso e superiore rispetto a quello di comunicare, trasmettere messaggi, raccontare storie. L’idea, cioè, che abbiano il potere di produrre trasformazioni, che possano essere, letteralmente, lo strumento per cambiare il mondo.” (Gianrico Carofiglio, La manomissione delle parole, 2010).