Un ordigno è esploso durante il martedì grasso a Oruro, in Bolivia. Si è trattato di bomba artigianale la cui detonazione ha causato quattro morti, ferendo almeno altre dieci persone. Oruro è la capitale del dipartimento di Cercado, la provincia di origine del presidente Evo Morales. La festa più importante per la comunità è proprio quella del Carnevale: ma già lo scorso fine settimana un'altra esplosione, apparentemente di una bombola a gas, ha causato otto morti. La vicinanza temporale dei due eventi ha spinto gli inquirenti a rivalutare i risultati della prima indagine.

Il governo Morales

Un alleato del presidente Morales avrebbe accusato gli esponenti dell'opposizione. Ma la prove non sono sufficienti per accusare nessuno, almeno per il momento. Evo Morales, in carica dal 2006, è stato il primo presidente Aymara, indigeno, ad essere eletto alla guida del Paese dopo i secoli di occupazione spagnola. Per questo è anche detto el Indio. Fondatore del MAS, cioè il Movimento per il Socialismo, (Movimiento al Socialismo - Instrumento Político por la Soberanía de los Pueblos), a tutti gli effetti primo partito boliviano, ne è tuttora il leader.

In molti vedevano nella sua elezione uno strumento attraverso il quale i popoli indigeni, soprattuto Aymara, avrebbero finalmente acquisito la sovranità che hanno di diritto sul loro Stato.

La sua elezione a Presidente della Repubblica risale al 2005; è stato rieletto nel 2009 e poi nel 2014, nonostante la costituzione boliviana permetta solo due mandati consecutivi per un presidente. Nel 2016 ha perso il referendum che gli avrebbe permesso, attraverso una modifica costituzionale, di candidarsi nel 2019 per un quarto mandato.

Tuttavia, il MAS sta considerando modi per permettergli di candidarsi di nuovo, basandosi sul fatto che nel 2009 Morales non avrebbe portato a termine il suo mandato. L'opposizione ha dichiarato che quest'azione sarebbe incostituzionale perché andrebbe contro i risultati del referendum. "No significa no'' afferma il leader dell'opposizione Jorge Quiroga.

Il 'potere' del popolo

Che l'opposizione ritenga Morales una minaccia può sembrare lecito, ma che si spingano fino a commettere attentati di questo tipo è altamente improbabile. Al contrario, potrebbero essere le stesse comunità indigene che iniziano a risentire gli effetti negativi del governo Morales e del MAS. Effetti che vanno ben oltre l'esplosione durante il Carnevale di Oruro, e che si estendono fino alla gestione della giustizia nelle comunità dell'altopiano boliviano.

Il presidente, per rimanere al potere, ha fondato la sua campagna su una riconquista dei diritti delle comunità indigene, sostenendo che fosse necessaria una lotta “anti-colonialismo’’, un ritorno alle tradizioni culturali boliviane prima dell’invasione occidentale.

I voti sono arrivati, Morales ha trasformato i suoi tre mandati consecutivi in quasi dodici anni di potere che bisogna ormai riconoscere come assolutista.

Evo Morales si nasconde dietro al proposito lodevole e pio di ridare “potere’’ e voce al popolo Aymara. Da tenere tra virgolette perché i risultati di questo potere restituito al popolo sono la dittatura di Morales e il caos che imperversa nelle comunità dell’altopiano. La giustizia popolare non è giustizia, e si ha l’impressione che queste comunità siano sfuggite al controllo del governo. La verità di fondo è che questo potere del popolo non esiste; Morales, per essere rieletto, ha dato solo un’impressione di libertà ad un popolo che ne sentiva il bisogno.

Una natura malvagia?

Per chi non ha letto "Il dottor Zivago" recentemente, il collegamento con i movimenti popolari russi descritti da Pasternak può non risultare evidente. Ma c’è sopratutto una frase rivolta da un personaggio allo zio di Zivago, Nikolàj Nikolàevic, che è interessante. 'Che dicono? Che si sono allentate le briglie al popolo. (…) Da’ la libertà ai contadini e quelli, qui si ammazzano tra di loro, com’è vero Dio.'

È quello che si potrebbe pensare davanti a questi fatti. Morales ha lasciato libertà alle comunità di campesinos, ed ecco che senza le briglie dello stato si combattono tra di loro. Potremmo cadere nella tentazione di dare ragione a Hobbes, quando scriveva nel Leviatano che 'L’uomo è un lupo per l’uomo' e l’unica soluzione è che grazie al linguaggio si formi questo patto, questo contratto che è lo Stato, per tener sotto controllo il diritto di natura di prevalere sugli altri.

Non si devono però condannare né le comunità contadine, né un’ipotetica natura umana malvagia; ma, piuttosto, chi si trova a capo di tutto questo, cioè il governo Morales che ha sostenuto le rivendicazioni delle comunità di campesinos dell’altopiano di abbandonare usi e costumi imposti dai conquistadores per tornare a quelli tradizionali boliviani. Ha anche avviato un processo di alfabetizzazione e istruzione popolare: in queste comunità il tasso di analfabetismo è passato dal 13% nel 2005 al 4% nel 2009, secondo statistiche governative. Una nota positiva, senza dubbio, ma che non ha effetto se nel frattempo il governo permette che gestiscano da sé la giustizia, lasciando i soggetti in balia degli umori della comunità.

Un esempio? La comunità di Achacachi, sul lago Titicaca, è una delle più violente e problematiche: per ottenere quello che vogliono gli abitanti scendono in strada, spesso fino a La Paz, formando i bloqueos: veri e propri blocchi stradali, con barricate e pagamenti di pedaggi, che possono durare fino a una settimana intera. Morales, invece di sedarli, li fomenta: hanno una riserva di armi che preoccupa il presidente e che potrebbe tornargli utile.

L'educazione dei governanti

Non è la natura del popolo boliviano che ha portato al delirio e che per ora caratterizza le comunità dell’altopiano. Hobbes può avere ragione, abbiamo bisogno dello Stato. Ma non per imbrigliare la natura umana: ne abbiamo bisogno perché il popolo ha bisogno di una figura, un riferimento.

Non per esserne oppresso, ma per venir guidato. É la guida delirante di Morales che ha portato alla mancanza di giustizia che caratterizza parte delle provincie boliviane. La sua sete di potere, lo ha portato a dare troppa importanza alla “lotta’’ al colonialismo - che ormai, almeno in Bolivia, è acqua passata.

Se il processo messo in atto per alfabetizzare il popolo, per renderlo istruito e consapevole di ciò che succede, è lungo e faticoso, è necessario allora agire anche dall’altro lato, almeno in un primo periodo. Il che significa che bisogna agire in parallelo anche su chi lo guida. La teoria dei sovrani illuminati non è nuova: chiunque abbia scritto di società e stati ideali ha dovuto prendere in considerazione l’influenza e l’importanza di chi si trova a capo della comunità. Non è il potere dell’individuo che conta, ma la giustizia che porta ad una società egalitaria; e il primo passo per arrivarci è appunto l’educazione di coloro che sono sovrani.