Dieci coltellate inflitte alla ex moglie, poi il suicidio: è accaduto nella mattina del 13 febbraio nel pieno centro di Livorno. Massimiliano Bagnoni, ex marito della vittima Francesca Citti, si è introdotto nello studio dentistico dove la donna lavorava come assistente e, secondo le ricostruzioni, l'aggressione si sarebbe verificata in seguito ad una fomentata discussione. Dopo aver inflitto dieci coltellate alla ex moglie, si è ucciso tagliandosi le vene nel bagno dello studio.

Il corpo della donna è stato poi ritrovato, ormai senza vita, dal nuovo compagno.

Inutili i tentativi di rianimazione. L'uomo era uscito di prigione lo scorso novembre, dopo aver scontato la condanna alla reclusione per stalking. Un uomo geloso, persecutorio ed evidentemente intollerante all'idea che l'ex moglie avesse un nuovo compagno.

Si tratta di un episodio tragico di stalking. "Stalking" è un termine che si riferisce ad un insieme di azioni e comportamenti prettamente persecutori, insistenti, ripetuti e indesiderati, mossi da una persona nei riguardi della propria vittima. Possono includere ripetute telefonate, appostamenti, pedinamento etc..

Sono necessari, dunque, tre elementi fondamentali: la presenza di un soggetto persecutore: lo stalker; la presenza di una vittima; una relazione tra lo stalker e la vittima, fondata sul rapporto persecutorio del primo nei riguardi della seconda.

Nella mente dello stalker: caratteristiche psicologiche del persecutore

Sulle caratteristiche psicologiche dello stalker si è discusso molto e si è trovato poco. In concreto potremmo dire che non esiste una vera opinione concorde sul funzionamento psichico dello stalker, ma alcuni spunti sono stati offerti da diverse aree dello studio della mente.

Certamente sono note le difficoltà del soggetto a livello affettivo ed emotivo. Ma questo non è sufficiente.

Cosa succede nella mente dello stalker che lo spinge a perseguitare, stremare, aggredire la sua vittima? Sono state svolte molte ricerche in merito, ma quella che è degna di un significativo accenno ha dimostrato un'importante relazione tra il fenomeno dello stalking e lo stile di attaccamento - dalla teoria dell'attaccamento di J.

Bowlby, costruita tra il 1969 e il 1973.

Secondo un articolo pubblicato sul Journal of Criminal Justice (Patton, Nobles, Fox, 2010), i comportamenti che la madre o la figura di accudimento mette in atto nei confronti del bambino, potrebbero essere fortemente considerati tra le cause determinati della “mentalità da stalker”. Più specificatamente, sembra esserci un collegamento logico tra un attaccamento insicuro-ansioso-ambivalente, cioè comportamenti della mamma di tipo insicuro o eccessivamente apprensivo, in ultimo caso comportamenti non coerenti, dai messaggi confusi, e lo svilupparsi di un'affettività fortemente ansiosa. Una forte ansia, conosciuta e proposta soprattutto a livello relazionale, diventa dunque invasiva e onnipresente, traducendosi in comportamenti persecutori, sintomi di profonda gelosia, rabbia verso il partner e desideri controllanti.

Nella mente della vittima: allerta, ansia, terrore, malattia

La vittima di stalking deve fare i conti con emozioni pervasive e molto intense. Da un primo momento caratterizzato da fastidio e preoccupazione, l'affettività di queste persone si sposta gradualmente su un piano di ansia intensa che può tramutarsi in terrore. Anche se non tutte le vittime di stalking finiscono per sviluppare un disturbo psichiatrico, questo risvolto preoccupante non è da sottovalutare.

Tra i disturbi più frequenti, troviamo il PTSD, il Disturbo Post-Traumatico da stress, come conseguenza di un forte momento di stress; disturbi relegati all'area sessuale o disturbi di tipo somatizzante. Si dicono “disturbi somatizzanti” quei disturbi che trasformano le emozioni molto intense in stati di dolore e malattia fisica.

Come gestire il fenomeno dello stalking? Il primo passo per gestire un fenomeno tanto intrusivo è riconoscerne l'effettiva esistenza. Negare il problema o, ancor peggio, il rischio associato, è assolutamente dannoso e controproducente. Quando i comportamenti assillanti diventano fonte di ansia e preoccupazioni fondate sul riconoscersi in pericolo, bisogna denunciare alle autorità competenti. Se lo stress provocato dallo stalking subito permane sotto forma di ansia o malesseri, è necessario contattare uno specialista che possa aiutare nella gestione degli stati emotivi che ne sono generati. #Superuovo