C'era ancora Barack Obama alla Casa Bianca quando i rapporti tra Stati Uniti e Russia iniziavano a deteriorarsi. Non che i due Paesi siano mai andati d'amore e d'accordo nel dopoguerra, ma la distensione sembrava comunque scontata dopo la dissoluzione dell'URSS all'inizio degli anni '90. Tra due superpotenze militari, però, non può esserci feeling, è un dato di fatto così come l'influenza internazionale del Cremlino che è nuovamente cresciuta negli ultimi anni. Oggi, il governo guidato da Vladimir Putin ha un peso maggiore di quello americano in certe aree del mondo, perché possiede più autorevolezza politica rispetto all'istrionico ed imprevedibile Donald Trump.

I 'messaggi d'amore' che i due leader si mandavano reciprocamente prima dell'insediamento del nuovo presidente americano sono ormai agli archivi. Non ci attendevamo certamente Trump e Putin insieme su un campo da golf, ma che nel 2018 tornassero d'attualità due parole terribili che hanno caratterizzato quasi per intero la seconda metà del XX secolo è senza dubbio inquietante. 'Guerra nucleare', l'incubo con cui sono cresciute le generazioni nel dopoguerra e che è tornato prepotentemente di moda. Lo pensano anche gli scienziati del 'Doomsday Clok' o 'orologio dell'apocalisse', un team specializzato di analisti che dal 1947 misura virtualmente il tempo che separa l'umanità dall'olocausto nucleare.

Oggi mancherebbero soltanto 2 minuti, sarebbero dunque le 23.58 prima della mezzanotte nucleare. Non accadeva dal 1953.

USA, la revisione della politica nucleare

Di armi nucleari negli ultimi mesi si è discusso abbastanza spesso ed il pericolo è stato indicato nella Corea del Nord. Sull'effettiva minaccia che il regime di Pyongyang possa rappresentare in tal senso, i dubbi sono leciti: sebbene i progressi missilistici ed atomici del Paese guidato da Kim Jong-un siano evidenti, stiamo parlando di un arsenale di piccole dimensioni la cui funzionalità è tutta da verificare.

Troviamo molto più allarmante, invece, che la prima potenza militare del pianeta abbia annunciato l'operatività del 'Nuclear Posture Review', la politica di revisione del nucleare che ne prevede il potenziamento. Non accadeva dai tempi della Guerra Fredda la cui versione 2.0 è già in atto.

Il piano di Washington ed il ritorno alla Guerra Fredda

La nuova strategia nucleare elaborata dal Pentagono prevede, tra le altre cose, lo sviluppo di testate nucleari dalla potenza ridotta. Le mini-bombe sono in grado di sprigionare un'energia pari ad un solo kilotone (la bomba di Hiroshima era quasi venti volte più potente, ndr) ed in questo modo, in caso di attacco, l'olocausto nucleare sarebbe contenuto. In realtà questa corrente di pensiero si rivela piuttosto pericolosa, considerato che renderebbe più semplice l'uso dell'atomica perché ci sarebbero meno implicazioni di carattere morale in mancanza di una vera e propria ecatombe. Il potere distruttivo delle bombe a basso potenziale sarebbe comunque devastante, così come la contaminazione radioattiva.

Il ritorno alla Guerra Fredda è dunque ufficiale, armi come queste nel periodo della contrapposizione USA-URSS venivano definite 'atomiche tattiche di teatro', in grado di essere montate e sparate su un comune proiettile d'artiglieria. Dal punto di vista della tattica militare, pertanto, l'America torna indietro di un quarto di secolo: circa 25 anni fa, infatti, l'amministrazione di George Bush senior aveva decretato la fine del dispiegamento delle testate atomiche a bassa intensità e dei missili nucleari per sottomarini. L'amministrazione Obama ne aveva ordinato addirittura la rimozione, mentre con Donald Trump queste armi saranno nuovamente a disposizione delle forze armate.

Trump e la 'strategia del pazzo'

Tanto per restare in tema di Guerra Fredda, è tornata di gran moda anche la cosiddetta 'strategia del pazzo' tanto cara al presidente Richard Nixon. Viene adottata da Donald Trump, ma anche dai suoi 'nemici', come il dittatore nordcoreano Kim Jong-un. Il 'pazzo', secondo quanto affermato da un illustre storico ed esperto di comunicazione come Noam Chomsky, non è tanto quello che scatena l'apocalisse nucleare, quanto quello che fa credere alla controparte di poterlo fare da un momento all'altro. Per un leader politico, dimostrarsi 'fuori controllo' è una garanzia che dall'altro lato non ci saranno imprudenze. In un certo qual modo viene confermata dalle parole dello stesso Trump, quando annuncia che gli Stati Uniti devono dotarsi di "un deterrente verso l'uso di armi di distruzione di massa, per una questione di sicurezza globale".

Deterrente individuato in armi più potenti e tecnologicamente all'avanguardia-

La paura della 'superbomba' russa

Ma non è tanto la crisi coreana che sta spingendo l'America a modernizzare il proprio arsenale nucleare, quanto il timore che sul fronte russo stiano facendo altrettanto. Vera ed inequivocabile tattica da Guerra Fredda, giustificata alla luce delle notizie preoccupanti di cui le alte gerarchie militari statunitensi sarebbero venute in possesso. Al Pentagono, infatti, sono certi che la Russia sia sul punto di sviluppare la bomba atomica più potente di sempre, dotata di una forza distruttiva incalcolabile ed impossibile da intercettare. La 'superbomba' viene identificata con il nome di 'Status-6 AUV', ma le è stato attribuito il nome in codice 'Kanyon'.

Si tratterebbe di un drone sottomarino in grado di trasportare un ordigno che può sprigionare una potenza parti a 100 megatoni, il doppio della famosa 'Bomba Zar', la più potente mai sperimentata, fatta detonare dai sovietici nel 1961. In un'azione di guerra, l'arma è stata progettata per esplodere a largo delle coste nemiche, la sua potenza causerebbe un maremoto con onde anomale di oltre 500 metri: una massa d'acqua radioattiva la cui devastazione sarebbe apocalittica. Il drone subacqueo non può ovviamente essere intercettato da sistemi anti-missile ed è inoltre invisibile ai sonar ed alle boe acustiche, può essere trasportato su sommergibili di grandi dimensioni e lanciato in maniera assolutamente silenziosa.

L'orologio dell'apocalisse

I russi, naturalmente, non hanno mai confermato l'esistenza di tale arma o le eventuali sperimentazioni in atto, ma sul fronte americano basta e avanza il sospetto per armarsi fino ai denti: davvero nulla di nuovo. Così gli scienziati dell'apocalisse hanno deciso di spostare avanti di un ulteriore mezzo minuto il virtuale orologio, ora ne mancherebbero soltanto due allo scoppio di una guerra nucleare. Il 'Doomsday Clock' venne ideato nel 1947 dagli scienziati del 'Bulletin of the Atomic Scientists', rivista prodotta dalla prestigiosa Chicago University e già nel 1953, dopo i primi test con bombe all'idrogeno effettuati da statunitensi e sovietici, contava soltanto 2 minuti all'ora fatale.

Nel corso degli anni questo limite si è allontanato: nel 1963 i minuti erano saliti a 12 dopo la firma del trattato sulla messa al bando dei test nucleari, la massima distanza è stata raggiunta nel 1991 dopo lo scioglimento dell'URSS (17 minuti). Nel corso del secondo decennio degli anni 2000 questa distanza si è assottigliata: dai 6 minuti del 2010 si è passati a 5 due anni dopo, ai 3 del 2015 ed ai 2,5 dell'anno scorso, fino ai 2 attuali. Naturalmente non bisogna immaginarlo come un vero orologio in cui si spostano le lancette a proprio piacimento: ogni cambio d'orario viene effettuato dopo ampia e condivisa valutazione degli esperti, basti pensare che nel 1962 non fu soggetto ad alcuna variazione.

Con la crisi dei missili di Cuba dell'ottobre 1962, infatti, il mondo fu davvero ad un passo dal disastro, ma tutto si svolse in soli tredici giorni, dunque non in tempo materiale per spostare le lancette del 'Doomsday Clock'.