Ci sarebbe da chiedersi come mai nelle lunghe, snervanti e pretestuose campagne elettorali made in Italy, nessuna forza politica abbia mai fatto cenno alle testate nucleari di Aviano e Ghedi. Forse perché è una questione fin troppo complessa per gli aspiranti premier dell'attuale 'Italietta', impegnati ad azzannarsi l'uno con l'altro su altre argomentazioni, alcune delle quali assolutamente irrisorie. Ai poco informati, dunque, rendiamo noto che non è assolutamente una 'fake news' la presenza in territorio italiano del maggior numero di testate atomiche nell'ambito del programma di condivisione della NATO.
Le nazioni europee alleate degli Stati Uniti che ne fanno parte sono cinque, oltre l'Italia anche la Germania, il Belgio, l'Olanda e la Turchia. L'Italia è l'unica ad essere dotata di due basi per la conservazione di armi di distruzione di massa.
L'arsenale 'italiano'
Le basi in questione sono quelle di Aviano, in Friuli-Venezia Giulia, e Ghedi Torre, in Lombardia. In quest'ultima sarebbeo dislocate dalle 20 alle 40 testate (il numero preciso non è mai stato comunicato), mentre una cinquantina sono in deposito ad Aviano. In tutto sono circa una novantina, tattiche e strategiche con potenza superiore ai 100 kilotoni. Le armi immagazzinate sono sorvegliate da esponenti delle forze armate statunitensi in collaborazione con l'aeronautica militare italiana.
I codici necessari per farle esplodere sono in possesso del comando militare americano, ma in caso di guerra devono essere montate su aerei italiani. Insieme alla Turchia che ne conserva circa 90 nella base di Incirlik, l'Italia è il Paese che ospita il maggior numero di testate atomiche statunitensi. Belgio, Germania ed Olanda ne hanno immagazzinate circa una ventina nelle basi, rispettivamente, di Kleine Brogel, Buchel e Volkel.
La questione politica non nasce certamente da una decisione che fu presa in tempi di Guerra Fredda, quanto dalle implicazioni che essa comporta. Sono in tanti a pensare, anche all'interno della stessa Alleanza Atlantica, che la presenza di tali armi sia un'effettiva violazione del trattato di non proliferazione nucleare. In passato, Paesi come il Canada e la Grecia hanno rinunciato alla condivisione nucleare.
Se oltretutto qualcuno è propenso a considerarla una questione datata e di poco conto, diciamo subito che le notizie che arrivano da Washington sono di tutt'altro avviso. Le armi presenti in Europa potrebbero essere tra le prime ad essere ammodernate e modificate in base ai nuovi standard previsti dalla politica di revisione nucleare intrapresa dall'amministrazione Trump.