Quattro agenti della polizia municipale di Tecalitlán (stato del Jalisco) sono stati arrestati per la scomparsa di tre cittadini italiani. Secondo quanto riferito dai media messicani gli esponenti delle forze dell'ordine sono accusati di aver consegnato Raffaele Russo, il figlio Antonio e il nipote Vincenzo Cimmino a un gruppo criminale organizzato. Il Procuratore generale, Raúl Sánchez Jiménez, ha reso noto che quattro mandati di arresto sono stati messi contro i quattro poliziotti di Tecalitlàn per il reato di sparizione forzata. Il funzionario ha confermato gli agenti hanno lavorato in coordinamento con un cartello della criminalità organizzata operante nel sud dello stato.

In manette sono finiti tre uomini e una donna che secondo il sito messicano Proceso rischiano pene che vanno dai 40 ai 60 anni di carcere. Il pubblico ministero ha precisato che la misura di custodia cautelare è stata eseguita mentre in poliziotti erano impegnati in attività di addestramento.

'Non sono stati ancora localizzati'

Da rilevare che il mandato di arresto è stato emesso dal giudice di Ciudad Guzmán. Nel frattempo resta alta la tensione tra i familiari dei tre napoletani scomparsi a fine gennaio. Il procuratore generale ha riferito che non sono stati ancora localizzati. 'Gli agenti hanno confessato di averli consegnati ad altre persone dalla criminalità organizzata a nello stato di Jalisco'.

Raúl Sánchez Jiménez ha spiegato che i cittadini italiani non sono stati mai rinchiusi nel carcere comunale di Tecalitlán. 'La scomparsa era parte di un'operazione che i poliziotti hanno fatto in coordinamento e collusione con la criminalità organizzata'. Nel corso della conferenza stampa è stato precisato che i napoletani sono scomparsi nei pressi della stazione di servizio della località situata nello stato di Jalisco.

'Mai stati rinchiusi nel carcere di Tecalitlan'

Da sottolineare che il pubblico ministero non ha aggiunto nessun particolare in riferimento ai motivi che hanno spinto la criminalità organizzata a farsi consegnare i tre napoletani. Nelle ultime ore i sospetti degli inquirenti si sono focalizzati sul cartello di Jalisco Nuova Generazione.

Nei giorni scorsi l'ufficio del Procuratore generale aveva riferito che Raffaele Russo si era registrato con un nome falso, Carlos Lopez, in alcuni hotel messicani. Il sessantenne si occupava, insieme ai congiunti, della vendita di generatori elettrici fabbricati in Cina ma presentati agli acquirenti come dispositivi di produzione tedesca.