La cronaca nera colpisce ancora una volta il centro della Capitale, più precisamente nella stazione della metro Barberini, dove un militare dell’esercito impegnato nell’operazione Strade Sicure si è tolto la vita con un colpo di pistola a bruciapelo, lasciando la moglie e il figlio. La triste vicenda si è svolta nei bagni della stazione della metro, il soldato sarebbe entrato lasciando i due colleghi per qualche momento, nessuno ha assistito al suicidio, esistono solo le telecamere che riprendono la vittima 29enne mentre entra nelle toilette.

Il mistero

I motivi di questo gesto restano un mistero, addosso la vittima non aveva né una lettera né un messaggio per le persone care; nessuna dichiarazione insomma, un suicidio ricco di domande che forse non avranno mai risposta. Tuttavia la psicologia può aiutarci, il suicidio è una minaccia costante tra i pazienti di uno psicoterapeuta, un nemico silenzioso che colpisce le persone depresse, stressate o talvolta malate. Il suicidio è per definizione il fallimento della vita, e il fallimento dell’evoluzione; forse la miglior espressione di tristezza possibile, non esiste notizia tanto triste quanto un tentato suicidio o peggio, come è successo ieri nella Capitale.

Le molte vie al suicidio

È stato dimostrato in tempi recenti come il suicidio non possa essere ricondotto a una struttura di personalità specifica: vale a dire che non esiste una naturale propensione al suicidio per nessun tipo di personalità, per nessun individuo.

Certamente la disperazione, lo stress e la depressione giocano un ruolo fondamentale, ma questi tre elementi non sono interconnessi alla personalità bensì all’esperienza: ciò che porta al suicidio una persona sono le scelte personali e non che guidano la vita di un uomo fino a raggiungere il precipizio del non-ritorno.

Di recente sono stati presi in considerazione due costrutti, ossia la desolazione e il senso di colpa, come determinanti alla meditazione del suicidio: la desolazione fa riferimento al sentirsi soli, abbandonati, non amati e la componente affettiva è fondamentale nelle nostre vite (se nessuno ci amasse come sarebbe la nostra vita?

Senza dubbio più triste); il senso di colpa, invece, è un costrutto legato all’interazione sociale, quindi già si presenta come una forma meno grave rispetto alla desolazione, tuttavia non sottovalutabile, in quanto il senso di colpa scuote psicologicamente la gente, soprattutto quando sono coinvolte delle persone care, ed è sufficiente a condurre una persona verso l'atto più coraggioso e contemporaneamente codardo che si possa realizzare.