Sono molti i casi in cui una semplice rapina si trasforma in un vero e proprio omicidio, in cui a rimetterci sono sempre gli aggrediti. In Italia abbiamo assistito a diversi episodi, che hanno messo ancora più in luce la necessità di discutere a fondo di tutto ciò che riguarda l'autodifesa, perlomeno per quel che concerne il proprio ambiente domestico. Questa volta, le pagine di cronaca nera degli ultimi giorni vedono come protagonista Vittorio Giuzzi, un imprenditore italiano che ha deciso di dare una svolta alla sua vita trasferendosi a Santo Domingo.

Originario di Montichiari, in provincia di Brescia, aveva da tempo lasciato la sua terra natia per trasferirsi nella Repubblica Dominicana, per avviare una nuova attività basata sulla coltivazione di caffè, mango e fagioli. Qui però è stato aggredito ed ucciso dai rapinatori nella propria casa.

Vittorio Giuzzi ucciso a Santo Dominigo durante una rapina

A diffondere in Italia la notizia dell'aggressione è stata proprio la nipote di Vittorio Giuzzi, con un appello pubblicato sul proprio profilo Facebook. Secondo quanto riporta invece la stampa dominicana, l'episodio si sarebbe verificato nella notte tra mercoledì 31 Gennaio e giovedì 1 Febbraio, quando una banda di ladri ha fatto irruzione nell'appartamento del bresciano.

Non sono ancora chiare le dinamiche della rapina e della successiva aggressione, risultata fatale per Vittorio Giuzzi, ma al momento i poliziotti di Santo Domingo stanno cercando le prove necessarie per riuscire a ricostruire al meglio cosa sia successo quella notte. Il corpo esanime dell'imprenditore bresciano è stato rinvenuto la mattina seguente dai poliziotti e quel che per adesso è certo è che non vi sono altri feriti o morti.

Secondo una prima indagine, infatti, si è capito l'uomo doveva essere solo in casa, il che renderebbe ancora più ostiche le indagini per la totale mancanza di testimonianze.

La figlia dell'imprenditore bresciano parla dell'aggressione

Quanto accaduto nella casa di Vittorio Giuzzi a Santo Domingo resta dunque di difficile comprensione, dato che al momento nessuno ha offerto la propria testimonianza.

Oltre al fatto che sembrerebbe che nessuno abbia visto o notato movimenti sospetti nella notte tra il 31 Gennaio e il 1 Febbraio, resta ancora da chiarire con certezza chi sia stato a chiamare i poliziotti la mattina seguente. Non si sa, infatti, se sono stati i vicini o qualcuno che frequentava la casa dell'uomo e che ha fatto la macabra scoperta. Intanto, la nipote di Vittorio Giuzzi, Miriam, ha pubblicato uno straziante appello sul suo profilo Facebook nel quale si può leggere la profonda amarezza per episodi di questo tipo, i quali tolgono la vita come se questa non avesse più alcun valore: ''Non si può morire di botte per un furto, per invidia, per cattiveria, per niente!'', ha scritto.

Secondo quanto trapela dalle sue parole, pare che suo zio fosse una persona molto importante, paragonabile quasi ad un secondo padre. Della stessa idea è anche Davide Giuzzi, che ha commentato il post sottolineando quanto Vittorio fosse un uomo umile e buono: per questo motivo nessuno poteva avere motivo di odiarlo.