Una ferita alla tempia, segni di violenza subiti da viva, un fendente al fegato e altri al torace. Dalla seconda autopsia fatta sul cadavere scomposto di Pamela Mastropietro, 18enne ridotta a pezzi occultati in due trolley, si fa strada l'ipotesi dell'omicidio. Sembrerebbe che fosse ancora viva quando è stata uccisa, e che la droga non sia la ragione della sua fine. Ma la procura di Macerata che ha commissionato il secondo esame autoptico invita alla cautela. Di certo, il sezionamento del cadavere che si presenta senza sangue né urine, è stato fatto in maniera scientifica per cancellare prove.
Ne è convinto il medico legale Mariano Cingolani che ieri ha lavorato quattro ore.
Come è morta Pamela?
Anche questa seconda autopsia ancora non è riuscita ad accertare quale sia stata la causa della morte della povera ragazza. Potrebbe essere stata la dose di eroina ad essere stata letale per la ragazza che non usava droghe da quattro mesi? L'assenza di urine nel corpo smembrato non ha consentito di rilevarlo. L'ipotesi però è che Pamela fosse ancora viva quando ha ricevuto un colpo alla tempia con un corpo contundente o sbattendo contro uno spigolo che l'ha tramortita, e una coltellata al fegato. Le domande insolute restano ancora tante. Cingolani è convinto che c'è molto lavoro ancora da fare, ma grazie alla tecnologia si arriverà a dare delle risposte.
La ferita al fegato potrebbe essere compatibile con uno dei coltelli trovati nella mansarda di via Spalato a Macerata dove abitava Innocent Oseghale. Il pusher 29enne nigeriano, arrestato per occultamento e vilipendio di cadavere, è comunque indagato anche per l'omicidio di Pamela. Si attende dai prossimi esami istologici e tossicologici un quadro di realtà più preciso.
'Scientifica' cancellazione delle prove
Chi ha eseguito questa seconda autopsia, il professor Cingolani, è un professionista esperto che in passato si è trovato alle prese con casi quali quello di Eluana Englaro e Marco Pantani e poi l'omicidio di Meredith Kercher. Malgrado l'esperienza di lungo corso, l'esame di quei resti martoriati ha scosso anche lui.
Perché il sezionamento di quel cadavere è stato fatto in un modo "scientifico" per cancellare ogni prova, anche di eventuale stupro o strangolamento: oltre a sangue e urine, mancano parti del corpo. Il professore stenta a credere che sia stato fatto in poche ore e in una vasca da bagno: lui, con gli strumenti giusti e un tavolo operatorio, ci avrebbe impiegato almeno dieci ore. Quello scempio non può essere opera di un solo uomo: ne è convinto il medico legale e gli inquirenti che hanno indagato, con Oseghale, un altro pusher nigeriano, il 23enne Lucky Desmond, anche lui accusato dell'omicidio, oltre che di vilipendio, soppressione e occultamento di cadavere, ma anche di spaccio di droga. Però la quantità che avrebbe ceduto a Pamela è troppo modesta per far scattare l'arresto.
Due indagati
I due spacciatori indagati negano le responsabilità o se le rimpallano reciprocamente e si contraddicono. Oseghale, ad esempio, in un primo momento ha detto che la ragazza è salita in casa sua con Desmond che le ha venduto la droga. il quale però sostiene di non essere mai stato in quell'appartamento, di non aver incontrato in quel giorno né Pamela né Innocent, e di non aver mai spacciato. Oseghale ha poi detto di aver visto la ragazza che si iniettava eroina e si era sentita male. Spaventato sarebbe scappato. Come che sia, dopo la mattanza, i due trolley contenenti i resti di Pamela sono usciti dal suo appartamento. C'è la testimonianza del tassista abusivo camerunense che ha accompagnato Oseghale a disfarsi delle valigie sul ciglio di una strada non sapendo cosa contenessero.