Follia a Castell'arquato, in provincia di Piacenza. Un uomo di 62 anni, Aldo Silva, ha aggredito durante il sonno il figlio Marco e successivamente la moglie, intervenuta in soccorso del ragazzo 23 enne.

La cronaca dei fatti

L'uomo, dopo aver aggredito il figlio e la moglie, si è rinchiuso nel bagno di casa uccidendo il cane e successivamente ha aperto il rubinetto del gas tentando il suicidio. Entrambi sono stati colpiti ripetutamente con una chiave inglese e sono stati ridotti in fin di vita.

Il primo a scoprire cosa fosse accaduto è stato un parente di famiglia, ovvero il cognato, allertato dai colleghi della 58enne aggredita che erano preoccupati perché la donna non si era presentata al lavoro come tutti i giorni.

Una volta entrato in casa, ha trovato il cane morto e l'uomo in bagno disteso per terra, dopodiché ha notato che tutte le porte e le serrature erano state chiuse e che il rubinetto del gas era aperto. A questo punto ha avvisato subito i soccorsi e sul luogo sono accorsi il 118, i vigili del fuoco e i carabinieri della compagnia di Fiorenzuola.

Le condizioni delle vittime

Le vittime dell'aggressore versano in condizioni gravi. Il figlio è stato trovato in un lago di sangue a causa di diverse lesioni alla testa e al corpo mentre la donna era poco distante, riversa al suolo, anch'essa con diverse ferite al capo.

I due sono stati portati in Elisoccorso all'ospedale Maggiore di Parma e sono momentaneamente ricoverati nel reparto rianimazione.

Non destano preoccupazioni, invece, le condizioni dell'uomo, trovato in stato confusionale. Secondo la ricostruzione, la tragedia si sarebbe consumata alle 3 di notte mentre l'accaduto sarebbe stato scoperto solo diverse ore dopo, verso le 9 del mattino.

Il movente del gesto folle

L'aggressore, già noto ai servizi sociali, è stato fermato ed accusato di duplice omicidio. Silva aveva, infatti, già manifestato in passato segni di disagio psichico ed era stato sottoposto ad alcuni trattamenti sanitari obbligatori.

In seguito gli erano state ritirate le armi in suo possesso poiché cacciatore. Non sono ancora ben note le motivazioni del raptus, tuttavia l'uomo ha ammesso le sue colpe e ha dichiarato al comandante provinciale Scattaretico che suo figlio agiva in contrasto a ciò che gli veniva detto e che il cane "doveva morire con lui".

L'abitazione è adesso sotto sequestro per consentire di effettuare tutti i rilievi del caso.