Mentre al Nord Italia il tasso di occupazione sembra tornare nella norma (66,7% nel settentrione, 62,8% nelle regioni centrali), il sud archivia, nel 2017, un tasso ancora inferiore al 2008 (44%). La divergenza tra nord e sud tocca più aspetti ed è portatrice di diversi effetti collaterali sulla popolazione del Mezzogiorno.
Polizza assicurativa in Calabria
In Calabria, una delle regioni più povere d'Italia, le Assicurazioni auto costano di più della media nazionale. A rilevarlo è il Codacons Calabria. La media per un automobilista calabrese è mediamente 472,30 euro l'anno, corrispondente a oltre 50 euro in più in confronto alla media nazionale che è di 420 euro.I dati dell'associazione confermano Reggio Calabria come la città calabrese con la polizza assicurativa più cara (Euro 520,80), con i suoi 100 euro in più rispetto alla media nazionale e i suoi 230 euro in più rispetto alla meno costosa, seguita poi da Crotone (euro 507), Vibo Valentia (euro 502,20) e Catanzaro (euro 444,70).
Solo Cosenza si conferma sotto la media nazionale (euro 386,60). La situazione è dunque paradossale. "Le città calabresi continuano ad essere penalizzate - sostiene Francesco Di Lieto, vicepresidente nazionale del Codacons - e a registrare prezzi addirittura doppi rispetto ad altre realtà".
Diversa anche l'aspettativa di vita
Anche l'indicatore dell' aspettativa di vita e della presenza di malattie croniche tra nord e sud ci segnala un secco divario, rilevando il mezzogiorno d'Italia come il punto in cui si l'aspettativa di vita è tra le minori di tutta l'Europa: se in una città come Napoli l'aspettativa di vita raggiunge i 78,9 anni per gli uomini e 83,3 per le donne, a Trento, invece, si vive mediamente fino a 81,6 anni per gli uomini e 86,3 per le donne.
Tra le cause che contribuiscono a costituire questo divario, una delle principali è certamente la problematica della terra dei fuochi, ovvero l'interramento di rifiuti speciali e tossici. Le falde acquifere e i terreni risultano contaminati da metalli pesanti, così come confermato dalla corte di cassazione nel processo Resit di Giugliano.
Tutto questo mentre gli italiani spendono circa 8 milioni l'anno per distribuire i rifiuti, senza poterne sapere con precisione la destinazione di scarico, con tanto di approvazione delle istituzioni, che dovrebbero pur sapere che una discarica controllata per rifiuti speciali verrebbe a costare all'incirca 10 milioni, dunque soltanto due in più di quelli che già si sborsano per lo smaltimento. Il prezzo più caro, insomma, lo stiamo pagando in vite umane.