Antonio Marfella, medico oncologo all’ Istituto Tumori di Napoli Pascale, dopo aver scoperto di essere soggetto ad un tumore alla prostata ha deciso di emigrare a Milano all’Ieo per poter essere sottoposto ad intervento di robotica. Il dottor Marfella, presidente dei Medici per l’ambiente, ha precisato che la sua scelta non è dovuta a un’ incompetenza del personale sanitario partenopeo, bensì a una disorganizzazione della sanità italiana.

L’intervento a cui sarà sottoposto il medico sessantenne, è infatti un intervento innovativo eseguito dai robot, tale operazione sottolineano le linee guida internazionali del Memorial Sloan Kettering Center, è attuabile solo in quei centri ospedalieri che superano i 250 interventi annuali.

Nell’ intero Mezzogiorno italiano non esiste alcun ospedale, che superi i 100 interventi annuali alla prostata con le nuove tecnologie.

La sanità italiana che punisce il sud

Nel Sud Italia si vive meno che al Nord, a confermarlo una ricerca dell’Università Cattolica di Roma che ha sottolineato come a Napoli gli uomini vivono mediamente 78,9 anni e le donne 83,3; a Trento i primi sopravvivono 81,6 anni, le seconde 86,3. Tali numeri dimostrano un’ eccessiva differenza regionale e sociale, sia per quanto riguarda l’aspettativa di vita sia per la presenza di malattie croniche. Il Mezzogiorno Italiano, dunque, trova posizione agli ultimi posti tra gli indicatori di aspettativa di vita in Europa.

A far aumentare ancora di più tale divario tra Nord e Sud è la cosiddetta Terra dei fuochi, la quale più volte è stata denunciata dallo stesso dottor Marfella.

La vasta area si situa in Campania, a cavallo tra la provincia di Napoli e quella di Caserta, lì dove quotidianamente vengono interrati rifiuti tossici e rifiuti speciali, creando un dannoso impatto sulla salute della popolazione locale. Le falde acquifere e i terreni risultano contaminati da metalli pesanti, così come confermato dalla stessa Corte di Cassazione nel processo Resit di Giugliano.

Tali rifiuti dovrebbero essere trasportati fuori regione e lì essere ecologicamente smaltiti all’ interno di discariche specializzate. Il paradosso di tutto ciò è costituito dal fatto che gli italiani spendono circa 8 milioni l’anno per portarli via e non avere certezze su dove finiscano, invece una discarica dedicata ai rifiuti speciali e controllata costerebbe 10 milioni, solo due milioni in più e forse solo molte vite in più salvate dalla morte.