Un parlamentare di fede cristiana, sostenitore dei valori della famiglia tradizionale, nonché strenuo oppositore dei maggiori diritti LGBT+, è stato sorpreso nel suo ufficio durante un rapporto omosessuale.

Sembra una barzelletta, eppure è quanto accaduto qualche mese fa a Wes Goodman, politico repubblicano dell'Ohio. La cronaca sollecita la necessità di interpretare il fatto omofobico che in questo caso assume le sembianze dell'ideologia politica, in chiave psicologica.

Omosessualità latente?

Il termine "omofobia" compare per la prima volta in "Society and the Healthy Homosexual" di George Weinberg (1972), in cui viene definita come "La paura espressa dagli eterosessuali di stare in presenza di omosessuali, e l'avversione che le persone omosessuali hanno nei loro stessi confronti".

Secondo l'autore, le principali cause di questo fenomeno sarebbero l'integralismo religioso, la minaccia ai valori di una società essenzialmente eteronormativa, ma la ragione che ha avuto più largo consenso è certamente l'omosessualità latente che, ad oggi, viene utilizzata più come insinuazione insultante nei confronti dell'omofobo, piuttosto che come reale ipotesi scientifica.

L'interpretazione in chiave strettamente psicologica sostenuta da Parterini, favorisce l'ipotesi che l'odio dell'omofobo - quindi dell’eterosessuale maschilista medio - sia legato ad un'avversità non nei confronti di un orientamento, ma di ciò che, secondo l’immaginario collettivo, l'omosessuale essenzialmente rappresenta, ossia il femminile.

L'omofobo, dunque, odierebbe la passività, un modo di fare l'amore, piuttosto che una preferenza di genere discordante dalla struttura eteronormativa.

Omofobia interiorizzata

Alla luce di tutto ciò, possiamo tornare a domandarci: di cosa ha veramente paura il parlamentare statunitense? La verità è che la risposta non può essere "monocausale".

Escludendo dalla nostra analisi i probabili motivi di natura politica e sociale, è legittimo pensare che nel caso Goodman abbia avuto peso una componente cospicua di omofobia interiorizzata, fenomeno che avviene quando si introiettano le norme sociali che diventano una sorta di "oppressore interiore".

Un altro elemento da cui la nostra analisi non può prescindere, sono le suggestioni di Parterini: possibile che il politico repubblicano tema che la sua virilità venga messa in discussione? Dobbiamo anche chiederci chi sia il primo fautore di questo dubbio: lui stesso e la società di conseguenza, o viceversa?