Quando termina un rapporto di natura affettiva, diversi sono i modi presi in considerazione per affrontarne il distacco; uno di questi, e a volte il più sottovalutato, è lo stalking. Nel marzo del 2017 una donna del Varese in seguito al divorzio, subì una serie di comportamenti offensivi da parte dell’ex coniuge come minacce, insulti via sms e varie pedinate; proprio per questi motivi il Gip di Busto Arsizio emanò un ordine di restrizione nei suoi confronti. Pochi giorni fa, mentre la donna lo stava denunciando per le continue intimidazioni, le telecamere poste lungo il perimetro del commissariato, colsero in flagranza l’uomo che andava contro il divieto di avvicinamento, arrestandolo.
Questo è uno dei tanti casi di stalking che avvengono in Italia dalla Puglia alle Marche, a distanza di giorni o nel medesimo tempo.
Stalking: il reato del persecutore
Molte sono le vicende di “molestie” che non sempre hanno una risoluzione. La vittima di stalking spesso cade nella sventura di non trovare soluzioni o aiuti nella giustizia, che generalmente si limita a sottoscrivere denunce o nel migliore dei casi procede con l’arresto. Si è sempre vittima di una persona che non accetta la fine di un rapporto o la conclusione del suo ruolo “imponente” nel contesto familiare, uomo o donna che sia.
Il “carnefice” procederà tramite condotte persecutorie, ovvero comportamenti che non necessitano una presenza fisica ma che piuttosto mirino ad una disgregazione psicologica come le incessanti telefonate, l’invio di sms, email, pacchi, un uso spregiudicato dei siti web e dei social con post dai contenuti sessuali e provocanti, il tutto viene accompagnato da aggressioni verbali e pedinamenti a distanza.
La vittima in una bolla scoppiata
Donne, nella maggior parte dei casi - femminicidio - , e uomini si trovano al centro di una serie di atteggiamenti persecutori ripetuti nel tempo quali incessanti chiamate, messaggi ed appostamenti con fini provocatori che portano ad uno stato di ansia, paura ed incolumità. Entrambi i sessi sono le vittime di una alterazione della loro vita, di uno shock mentale che li conduce ad opprimere ogni loro gesto, il quale viene limitato di volta in volta come indossare un determinato abito o prendere un determinato mezzo di trasporto.
Il soggetto passivo è costretto a ridisegnare le proprie abitudini - gli orari in cui fare la spesa, uscire la sera, sentirsi costantemente osservato/a - e ad estendere una richiesta di protezione anche a quanti sono legati a costui o costei. L’impronta lasciata dal persecutore porta una destabilizzazione della vittima, con conseguente turbamento psicologico come isolamento e depressione.