Sulla base dei dati statistici rilevati dall’ultimo Rapporto Eurispes, il tema della violenza sulle donne sembra toccare di più le dirette ipotetiche vittime, piuttosto che gli uomini: 8 donne su 10, il 75,5% per la precisione, ritengono che le violenze e gli episodi di stalking siano in crescendo, mentre tra gli uomini intervistati solo il 69,9% ha risposto allo stesso modo. In generale, il 32% di essi ammette di conoscere almeno un parente o una persona cara che abbia subito molestie.
L’identità dello stalker: ecco le percentuali di denuncia
Il 12,6% delle donne afferma di aver subito in prima persona violenze psicologiche e fisiche reiterate nel tempo, nella fascia compresa tra i 18 e i 30 anni.
Tante storie e tante situazioni diverse che trovano punti in comune nelle dinamiche e nell’identità dello stalker.
In un caso su tre si tratta di persone vicine alla vittima, come un ex partner (il 17%), un conoscente o un collega (il 14%). Se di mezzo c’è stato un legame matrimoniale, molte delle vittime si sentono frenate nell’ammettere di trovarsi in una situazione di stalking. La tendenza è quella di giustificare tali azioni che vengono da un compagno fisso, il quale molto spesso è anche il padre degli stessi figli. Soltanto il 14,3% di esse ha il coraggio di denunciare lo stalker.
Altri dati statistici sulle azioni
I dati ci consegnano poi un quadro preciso di quelle che sono le azioni più comuni, tra cui l’atteggiamento vessatorio sotto forma di ripetuti messaggi o telefonate conditi di insulti (il 58,5%); la diffusione di informazioni diffamatorie sulla vittima (il 49%); pedinamenti (il 25%); danni a oggetti di proprietà (il 23%); aggressioni alle dirette vittime o a membri della famiglia/animali domestici (il 17%).
Il reato di stalking e lo “stop” alle condotte riparatorie
Il reato di stalking è stato introdotto in Italia nel febbraio del 2009. Esso sussiste nel momento in cui si delineano due tipologie di profili: un persecutore e una vittima che sente minacciata la propria incolumità e quella dei propri cari, nei casi più estremi. Il reato avviene se si verifica una reiterazione nel tempo dei suddetti comportamenti che portano così chi li subisce a mutare abitudini e a compromettere la propria qualità della vita.
Per atti persecutori di questa tipologia, la pena base va da sei mesi a quattro anni di reclusione. La pena si fa ancor più severa se lo stalker è un ex compagno della vittima.
Dal 2017, con la legge di riconversione (secondo quanto recita il comma 1 dell’articolo 2) del Dl 148/2017 che innesta un ultimo comma all’articolo 162-ter del Codice penale, il reato non si potrà più estinguere con “condotte riparatorie”, ossia pagando una somma di denaro equivalente al danno arrecato, che ne permetteva un’estinzione totale.