Viviamo in un’epoca dove si suppone che l’evoluzione e la civilizzazione dell’uomo abbia raggiunto la piena completezza, invece ecco il cambio di rotta addirittura: la schiavitù esiste ancora. Più di 21 milioni di uomini e donne nel mondo vivono e lavorano in una condizione di immutabile schiavitù; queste statistiche ci sono riportate da “50forFreedom”, società statunitense che denuncia e combatte questi fenomeni. Recentemente Robin Wright, nota ai più nei panni di Claire Underwood di House of Cards, si è schierata contro tale abominio offrendosi come attrice in uno spot di denuncia contro lo schiavismo.

Il profilo dello schiavo

La speranza è sensibilizzare la popolazione e scovare i responsabili di tale abominio, affinché le povere anime coinvolte non restino segnate a vita da tale esperienza. Fermiamoci un secondo a definire la figura dello schiavo, per poi fare inferenze sulla salute mentale dello stesso: lo schiavo o la schiava chi per esso, è una persona spesso lontano da casa, calata in un setting sconosciuto che non gli appartiene. Costretto a lavorare gratuitamente o per un pugno di spiccioli, lo schiavo non vive se non per il suo scopo e non può avere interazioni con l’ambiente esterno. Trattasi di una condizione estremamente stressante che porta facilmente all’esaurimento delle vittime, e come se non bastasse tale crisi non gli è concessa, essi vivono per il loro scopo, null’altro.

Traumi e problematiche

In sostanza lo schiavo è una persona ridotta ad un semplice strumento atto ad un fine, un lavoro di fatica o di piacere (altrui), privato di interazioni e libertà d’agire. Non esiste nulla di così distruttivo per la psiche umana: una persona degradata a schiavo vive una fase di assoluta spersonalizzazione, dove l’io viene soppresso per non andare in contrasto con la propria condizione di vita.

Una persona privata dell’io e come un essere privo di sentimenti che non è in grado di prendere decisioni (non potrebbe nemmeno) e non reagisce alle avversità che lo circondano. Questo fenomeno prende il nome di impotenza appresa, una condizione tipica degli animali degli animali in cattività, i quali sono rassegnati alla loro condizione.

La mancanza di reattività genera un circolo vizioso che abbatte definitivamente ogni stimolo della ex-persona, degradandolo progressivamente a schiavo anche nella mente, rassegnato al suo nuovo status.