"Il video dei bambini di Douma con le maschere di ossigeno è vero, ma la verità è un’altra…". È la sconvolgente frase digitata da Robert Fisk, uno dei giornalisti più famosi del globo, autore per il giornale britannico ‘The Indipendent’ di uno straordinario reportage da Douma, la città teatro del presunto attacco chimico da parte delle forze governative del Presidente siriano Bashar al-Assad.

Il reporter inglese, nei giorni scorsi, è riuscito ad entrare nella città devastata dalla guerra. Dove ha raccolto alcune testimonianze shock sulla natura dell’attacco, motivo che ha scatenato la dura reazione di Usa, Regno Unito e Francia, che hanno bombardato con un centinaio di razzi la capitale della #Siria Damasco e un centro di ricerca poco fuori Homs, ritenuto il cuore della produzione di armi non convenzionali del regime di Assad.

La tesi paventata da Fisk, nemmeno tanto velatamente, è la seguente: l’attacco al cloro o ad altri gas nocivi potrebbe essere una colossale fake news creata ad arte per giustificare l’intervento della settimana scorsa.

Il medico siriano: "Civili sopraffatti dalla carenza di ossigeno, non dai gas"

Assim Rahaibani, il medico siriano incontrato da Fisk durante il reportage, tecnicamente parla di ipossia. Appunto, un forte deficit di ossigeno: "I civili sono stati sopraffatti dalla mancanza di ossigeno, non dai gas - dichiara all’inviato del The Indipendent - provocata da una notte di bombe e tempeste di vento e polvere". Le persone, secondo Rahaibani, sarebbero state travolte da una nube di polvere mentre si trovavano a riparo negli scantinati e in alcuni tunnel sotterranei a prova di bombardamento.

Altro che cloro, dunque. Da qui, le immagini, ormai entrate nell’immaginario collettivo, dei ragazzini siriani con indosso le maschere d’ossigeno, colpiti da gravi difficoltà respiratorie.

Altre testimonianze confermano: "In pochi hanno creduto all’attacco chimico"

Fisk, sempre per il tramite del medico siriano, continua il suo racconto riportando altre voci dagli abitanti di Douma: "In molti – insiste il reporter – affermano di non aver mai creduto agli attacchi chimici", spesso in realtà divulgati dai cosiddetti “gruppi islamici armati”.

Ovvero i ribelli (le truppe ani-Assad fomentate, pare, dagli Stati Uniti), chiamati però dal regime di Damasco con appellativi poco edificanti quali “terroristi” o “jihadisti”. Inoltre, questo puzzle di testimonianze, chiarisce ancora il giornalista, è stato raccolto in una città "attraversata abbastanza liberamente" in compagnia di due amici.

E senza il fiato sul collo (evidentemente atteso) da parte di militari, polizia o agenti di sicurezza. Altra circostanza che cozza con le difficoltà a raggiungere Douma incontrare nei giorni scorsi dagli ispettori dell’Opac.

La versione dell’Occidente smentita dal reportage

Americani, britannici e francesi hanno più volte fatto intendere di possedere invece le prove del presunto attacco chimico. A ben vedere però, si parla in realtà di un ‘alto grado di fiducia’ sul fatto che il Governo siriano avesse utilizzato a Douma un armamentario chimico. Versione questa che, sostanzialmente, si basa su due cardini: in primis, alcuni rapporti della Siryan American Medical Society, associazione medica non governativa composta da medici statunitensi e siriani e operante in Turchia nei territori posti sotto il controllo dei ribelli.

Poi, da materiale fotografico e video diffuso da agenzie di stampa, siti e social network. A queste ‘prove’, si aggiungono infine le testimonianze dei profughi della città siriana fuggiti nella vicina Turchia.

Ma anche su questa circostanza si abbattono come tempesta i dubbi di Fisk. Con una domanda ‘sorta spontanea’ dalla logica delle cose: "Come è possibile che queste persone descrivano un attacco chimico che in realtà a Douma nessuno ricorda?". Che non si sia mai verificato come tale? E' la nostra controreplica. E, si sa, quando si risponde a una richiesta con una richiesta ulteriore, qualcosa non quadra.

Il cerchio, insomma, possiamo chiuderlo con la frase iniziale. Che a questo punto non dice. Però indica: "Il video dei bambini di Douma con le maschere d’ossigeno è vero. Ma la realtà è un’altra…".