8 aprile 2018: a Douma, regione ribelle al regime di Assad in Siria, 42 civili (ma il numero potrebbe salire fino a 160) perdono la vita e oltre mille rimangono feriti, vittime di un attacco aereo con armi non convenzionali. Lo sconcerto è generale. Tutti i paesi rimangono inebetiti alle foto e ai video che ritraggono bambini (sono loro infatti a costituire la gran parte delle vittime) sotto shock che vengono lavati e soccorsi dai White Helmets.

Nonostante le dichiarazioni russe di mancato ritrovamento di sostanze chimiche nell’attacco contro i civili e l’appellativo di ‘fake news’ ai fatti di Douma, le ripercussioni sono forti.

Il 9 aprile infatti, un raid aereo di origine ancora sconosciuta distrugge con bombe (questa volta convenzionali) la base siriana T-4 (anche chiamata Tiyas) nell’area di Homs. Base spesso anche usata dalla Russia ed in posizione strategica.

I responsabili del bombardamento della base T-4

I morti dell’attacco sarebbero 14, per la maggior parte facenti parte delle milizie iraniane. I responsabili non sono ancora stati trovati, nonostante i sospettati siano diversi: mentre inizialmente il pensiero era caduto sugli americani (dubbio sviluppatosi anche a seguito delle pesanti accuse del presidente Trump contro non solo la Russia e l’Iran per il loro presunto appoggio alla dittatura in Siria, ma anche contro Bashar al-Allad stesso), ora nel mirino c’è Israele.

Tra Siria ed Israele non scorre, infatti, buon sangue. Vi era già stata un’offensiva israeliana contro Tiyas alcuni mesi fa. Questa, insieme al ‘no-comment’ del portavoce dell’esercito israeliano e all’avvertimento fatto agli Stati Uniti dell’intenzione di effettuare un raid, costituirebbe motivo di ragionevole sospetto anche per la Russia, che si mostra preoccupata per la situazione.

Il versante internazionale

I paesi esteri hanno, comunque, iniziato una forte e veloce mobilitazione. Gli Stati Uniti non escludono un’eventuale azione di natura militare contro il regime del dittatore siriano (dichiarazione che ha innalzato i livelli di tensione con la Russia che minaccia ripercussioni se una tale aggressione prendesse effettivamente piede).

Anche la Francia, che si dichiara estranea al bombardamento, definisce l’uso di armi non convenzionali come il superamento di una ‘linea rossa’; la Turchia discute dell’argomento con Putin. Anche il Consiglio di Sicurezza dell’ONU avrebbe alzato gli scudi, cercando di scoprire i responsabili dell’attacco chimico.