Quando il 15 maggio la reporter ceca Pavla Holcova è stata convocata dalla polizia slovacca per un incontro, si aspettava un colloquio amichevole e delle domande relative alle sue investigazioni sull’omicidio del giornalista 27enne Jan Kuciak, ucciso lo scorso 22 febbraio a Bratislava insieme alla compagna. Quando però la Holcova si è presentata all’incontro, il clima si è rivelato tutt’altro che amichevole e lo scopo della convocazione ben differente da quello che si attendeva. Alla giornalista è stata mostrata un’autorizzazione per il sequestro del suo smartphone.

In seguito la Holcova è stata trattenuta negli uffici della polizia slovacca e interrogata per più di otto ore su argomenti riguardanti non tanto il caso Kuciak, quanto l’Organized Crime and Corrupt Reporting Project (OCCRP), organizzazione giornalistica con cui collabora la Holcova e di cui fa parte anche l’Investigative Reporting Project Italy.

Alla giornalista sono state poste domande irrilevanti per le indagini sull’omicidio di Kuciak

Nel corso dell’interrogatorio, i poliziotti hanno fatto dei commenti sostenendo che la storia professionale della Holcova “è sempre stata contro il sistema”, e le hanno posto domande riguardanti le comunicazioni interne dell’OCCRP, oltre a chiederle informazioni sulle attività di alcuni media che si stanno occupando dell’omicidio di Kuciak e altre informazioni non pertinenti alle indagini: “Quando Pavla non ha risposto alle loro domande, che erano chiaramente irrilevanti per le indagini sull’omicidio”, scrive l’OCCRP in un comunicato pubblicato sul suo sito, “e che interferiscono con il nostro diritto giornalistico di riferire in modo indipendente e di ritenere il governo responsabile, hanno minacciato di multarla.”

Metodi da regime autoritario adottati dalla polizia di un paese europeo

“Quel telefono, non contiene informazioni pertinenti alle indagini che OCCRP non abbia già offerto volontariamente alle autorità slovacche”, precisa l’organizzazione.

Chiediamo che se la polizia slovacca è veramente interessata a risolvere il caso, restituisca immediatamente il dispositivo alla giornalista. Abbiamo assunto degli avvocati e cercheremo di far valere pienamente la legge. Le azioni della polizia sono ostili e sembrano indicare un'indagine sui giornalisti e non sull'omicidio di Jan Kuciak.”

L’organizzazione paragona quindi i metodi utilizzati dalla polizia slovacca a quelli dei regimi autoritari, non certo degni di un paese europeo e conclude: ”Possono chiederci qualsiasi informazione vogliano e forniremo tutto l'aiuto che possiamo dare, in quanto siamo molto motivati a trovare l'assassino di Jan. Ma attaccare il lavoro che stiamo facendo e il modo in cui lavoriamo alle nostre inchieste, non è un modo per dimostrare tali intenzioni.”