Progettava di uccidere da tempo e l'ha fatto. Domenica scorsa ha gettato la figlia Ludovica di 10 anni da un cavalcavia sull'A 14 all'altezza di Francavilla al Mare, mentre qualche ora prima con un pretesto aveva portato la moglie Marina Angrilli, 51 anni, nella casa di Chieti Scalo, che di solito affittavano agli studenti, per gettarla dal balcone. Infine si è suicidato. I folli gesti di Fausto Filippone, manager abruzzese di 49 anni, non sono stati l'esito di un corto circuito mentale in un giorno sciagurato, ma il compimento di un piano criminale premeditato da settimane.
Un piano che è andato probabilmente cambiando: ne sono convinti gli inquirenti. Forse voleva uccidere moglie e figlia sparandole: cinque giorni prima dei tragici fatti aveva preso il porto d'armi.
Idoneo al porto d'armi
Cinque giorni prima della strage Filippone aveva superato la visita psichiatrica al Centro di salute mentale di Chieti per ottenere il porto d'armi a uso sportivo. Per i medici era idoneo: era risultato privo di sintomatologia. La sua lucida follia non è stata 'vista' dai professionisti della salute mentale tanto era ben camuffata. Ai test finali era apparso perfetto in ogni risposta: senza ansietà o cambi d'umore, privo di paranoie o disturbi. Mancava solo un passaggio per completare la procedura: proprio la domenica dello sterminio familiare avrebbe dovuto sottoporsi alla prova pratica alle 9 e 30.
E invece l'ha annullata, forse determinato a sterminare una famiglia che a tutti appariva 'normale' in altro modo non possedendo un'arma da fuoco. E così ha portato sua moglie nella casa di Chieti Scalo con la scusa di comprare una lavatrice. Poi sul balcone l'avrebbe fatta salire su una scaletta con la scusa di fare un selfie per poi spingerla giù.
L'autopsia sul corpo della moglie ha stabilito che la posizione di quella scaletta è compatibile con la traiettoria della sua caduta.
Tutto premeditato, nessun delitto d'impeto al culmine di una lite. Un medico che abita nel condomino che per primo ha soccorso la donna ha riferito che Filippone, sceso nel piazzale dove era la povera donna poi deceduta in ospedale, poteva essere fermato: la volante che era sul posto non l'ha fatto, così l'uomo che ai soccorritori ha dato false generalità ha completato il suo piano.
Tornato nella casa familiare di Pescara ha prelevato la figlia. "Papà ti fa una sorpresa", le aveva fatto dire dalla zia e lei era andata giù in strada ad attenderlo. Purtroppo ora tutta Italia sa che genere di sorpresa fosse: un volo di 40 metri da un viadotto per poi gettarsi a sua volta nel vuoto dopo sette ore di inutili trattative.
Segnali sottovalutati
Dalle prime ricostruzioni si apprende che Filippone stava male da un anno e mezzo. "Mia moglie ha qualcosa da farsi perdonare" ha persino detto alla polizia nelle ultime ore della sua vita appeso al cavalcavia. E al mediatore, lo psichiatra Massimo Di Giannantonio, ha rivelato che la sua vita altrimenti felice era collassata da 15 mesi, ma non ha voluto dire per quale ragione.
C'era stato il lutto per la perdita di sua madre, ma spetterà agli inquirenti scoprire cosa l'abbia spinto ad uccidere. Di segnali sottovalutati ce ne erano stati: era diventato depresso e al contempo burbero e reattivo. Sua sorella ha ricordato che, venuta a conoscenza di problema coniugali, si propose di aiutarlo ma Filippone la aggredì dicendole di non interferire. Quell'uomo a cui non erano mai interessate le armi, improvvisamente invece voleva averne una.
Funerali separati
Ieri si sono svolti i funerali di Filippone nella chiesa dello Spirito Santo di Pescara. Una cerimonia "strettamente privata" come chiesta dalla famiglia. Solo "gli amici di sempre" gli hanno dedicato una corona di fiori bianchi, Quelli di Marina e sua figlia Ludovica saranno celebrati oggi pomeriggio alle 15.30 nella chiesa dei Gesuiti a Pescara. Per volere della famiglia Angrilli, l'uomo che Marina e Ludovica amavano e che le ha uccise non può essere pianto insieme a loro.