Le molestie sessuali non sono un crimine, in Giappone", questo è stato dichiarato dal ministro delle Finanze giapponesi, Taro Aso, negli scorsi giorni. Parole che, in un paese in cui il 30% delle donne subisce molestie sessuali sul lavoro, hanno suscitato parecchio sdegno. In tutto il Giappone, le donne hanno marciato in segno di protesta, puntando il dito contro il governo e sottolineando che le avance sessuali indesiderate non sono qualcosa da prendere alla leggera. Le proteste sono state organizzate abilmente in meno di tre giorni sotto l'hashtag: #WithYou, un'espressione non solo di vittimizzazione e rabbia, ma di solidarietà.

Il movimento WithYou

Un recente sondaggio fatto tra donne che lavorano per giornali e reti televisive giapponesi ha rilevato 156 casi di presunta cattiva condotta sessuale denunciati da 35 donne, circa un terzo dei quali riguardava legislatori, funzionari governativi e forze dell'ordine.

Tutto è partito dalle parole del Ministro Aso, ha confermato il professor Mayumi Taniguchi, dell'Università Internazionale di Osaka, che è sia un esperto di studi di genere, sia uno dei curatori del sondaggio.

L'uguaglianza di genere in Giappone è rimasta indietro rispetto agli altri paesi avanzati – si trova nella 114esima posizione su 144 paesi, nella classifica mondiale sull’ uguaglianza di genere - e le vittime vengono spesso aspramente criticate per aver messo in imbarazzo uomini influenti.

Molte delle donne che hanno contribuito al sondaggio hanno affermato di averlo fatto sperando di evitare che le giornaliste e colleghe più giovani debbano, in futuro, subire lo stesso maltrattamento. Un forte sentimento di sorellanza e solidarietà, due delle basi sulle quali si è fondato il movimento #WithYou.

Il danson johi: quando la tradizione va salvata a qualunque costo

Ma perché la donna è così limitata in un paese così progressista e moderno come il Giappone? Per via della tradizione e, soprattutto, per via di un concetto profondamente radicato nell’antica cultura del Sol Levante: il danson johi ovvero il rispetto per il maschio ed il conseguente “disprezzo per la femmina”.

La logica è questa: la tradizione è sacra e deve essere riverita. Se il sessismo fa parte della tradizione, allora anch’esso deve essere protetto. Alcuni storici tracciano l'idealizzazione del dansonjohi all'era Tokugawa, ma il Giappone moderno mantiene ancora vivo lo spirito di questa disparità di genere, iniziando dall'alto. Alle donne non è permesso sedersi sul trono imperiale - sebbene ci siano state imperatrici in passato - . Persino la discussione sulla questione della successione femminile è stata fortemente contrastata dal Primo Ministro Shinzo Abe.