Il problema del concetto di invecchiamento della popolazione o di fuga dei giovani associato al nostro paese non ci suona nuovo. Da anni ormai, infatti, si sente parlare di ‘paese anziano’ o ‘fuga di cervelli’ e lo Stato sta cercando in ogni modo di riequilibrare la situazione. Ma l’ulteriore prova che queste voci sono reali e non semplici miti da sfatare si ritrova nel Rapporto Annuale dell’ISTAT, dove si legge che l’Italia, in fatto di anzianità, è superata solo dal Giappone, posizionandosi seconda nella classifica mondiale.

I motivi sono molti, ma comuni e riconoscibili alle orecchie e nella memoria di tutti.

La speranza di vita che si allunga, i giovani che se ne vanno, le nascite che diminuiscono e l’età media degli immigrati che si alza sempre più.

Le conseguenze sulle nascite dell’ascesa (a macchie) dell’età media

L’Istat ha calcolato che ogni 100 giovani si trovano 168,7 uomini e donne anziane. Questo anche perché ultimamente le speranze di vita stanno avendo una ripida impennata. L’anno scorso si è raggiunta la media degli 80 anni e mezzo per gli uomini, mentre per le donne si raggiungono quasi gli 85 anni.

Ma questi numeri non sono nazionalmente riscontrabili. Le cifre più alte si toccano in Toscana ed in Trentino, mentre in Campania i valori calano fino a toccare per entrambi i sessi gli 80/81 anni.

Altre differenze geografiche si ritrovano nel concreto quando la popolazione gode di ottima salute, dove nel Sud Italia si riscontrano le aspettative di minor lunghezza.

Ma questi lunghe aspettative di vita sono in realtà un’arma a doppio taglio ed hanno pesanti ripercussioni sulle nascite. Per la nona volta consecutiva, lo scarto rispetto al 2016 di bimbi nelle culle è salito: questa volta la differenza è del 2%, costituendo il nuovo minimo storico.

Avendo più anni davanti, l’età media per diventare mamme e papà si alza, sfiorando i 31 anni per le donne. Questo discorso non si rifà solo alle italiane, ma comprende anche le famiglie immigrate o miste, che sì con i loro figli costituiscono il 21,1% del totale nazionale, ma sono comunque in netto calo rispetto al passato.

Inoltre, anche la maggiore anzianità dei migranti rispetto al passato può servire da giustificazione a questo drammatico abbassamento.

Italia come un porto di mare, che non cambia nelle abitudini

Come già suggerito all’inizio, altra causa di diminuzione della popolazione e successivo invecchiamento è la ‘fuga’ dei neo-laureati verso i maggiori paesi europei. I ragazzi che lasciano il paese sono 25000, aumentando di 6000 teste rispetto a cinque anni fa, anche se diminuendo leggermente se si considera il 2016.

Ma per ogni dottore che lascia lo Stivale, qualche straniero arriva. Il saldo migratorio è infatti ancora impostato su valori al di sopra dello zero, e gli immigrati costituiscono quasi il 9% della popolazione totale.

Nonostante ciò però, il numero di cittadini italiani continua a calare, ad invecchiare e a creare così un circolo vizioso.

L’aspetto positivo è che, almeno, l’animo sociale italiano non è cambiato negli anni. La generosità della popolazione è percepibile in ogni angolo: molti partecipano ad aiuti gratuiti o attività di volontariato, e si dicono soddisfatti della loro vita avendo una persona cara come appoggio. I rapporti tete-à-tete rimangono tra i preferiti degli italiani, non lasciando ai social media l’opportunità di soppiantarli, ma solo di sostenerli.