Essere sulla carta una delle punte di diamante della lotta alla criminalità organizzata, non è sempre manifesto d’onestà intellettuale. A confermarlo, Antonello Montante, ex presidente di Sicindustria, nonché ex responsabile nazionale per la legalità per la confederazione degli industriali, finito ai domiciliari con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione.
La polizia di Caltanissetta ha eseguito il provvedimento cautelare nei confronti dell’imprenditore, presidente della Camera di Commercio di Caltanissetta e presidente di Eicma Spa, principale società promotrice dell’annuale ‘salone del ciclo e del motociclo a Milano’, una delle massime rassegne fieristiche nella categoria dei motori.
Tra gli indagati spiccano i nomi di alcuni esponenti delle forze dell’ordine, alti ufficiali dei carabinieri e della guardia di finanza, fino ad arrivare al senatore Schifani che nega ogni colpa: gli indagati sarebbero tutti coinvolti nel giro di spionaggio illecito coordinato da Montante, messo a punto secondo gli inquirenti nel tentativo di commettere delitti nei confronti della pubblica amministrazione e finalizzando il proprio operato all’attività di corruzione.
Le indagini hanno visto il coinvolgimento della direzione distrettuale Antimafia di Caltanissetta, poiché era stato ipotizzato il concorso esterno in associazione mafiosa scaturito da testimonianze di alcuni pentiti che lo accostavano ai vertici di Cosa Nostra.
Nella nota a margine del procedimento si legge come siano stati confermati rapporti che in passato avrebbero interessato anche alcuni esponenti dei clan locali, ma che non sono processualmente spendibili a seguito delle risultanze investigative. La scintilla che ha acceso la fiamma si è rivelata essere l’amicizia con Vincenzo Arnone, boss mafioso ancorchè testimone di nozze dello stesso Montante, finito nelle indagini del 2016 con la notifica dell’avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa, salvo poi uscire indenne a seguito delle mancanze di prove che avrebbero dovuto testimoniare i legami d’affari tra i due.
L’oggetto dell’inchiesta che ha aperto le porte ai domiciliari, rileva un giro di spionaggio illecito attuato da Montante per difendere la propria immagine di legalità faticosamente costruita nel corso degli anni. Emerge una districata tela d’intrighi e ramificazioni che conduce ai vertici delle istituzioni, con un’attività di raccolta di documenti e dossieraggio che rileva anche gli atti dell’inchiesta che lo ha condotto all’arresto.
L’imprenditore celava meticolosamente atti e documenti che potessero screditare tutti coloro in grado di frapporsi ai suoi interessi economici o personali al fine di impedire che tornassero a galla i precedenti legami mafiosi, un ostacolo alla sua impeccabile silhouette legale e antimafiosa, come dimostra il lavoro svolto in direzione antiracket nel campo di Confindustria, primo campanello d’allarme per gli investigatori. Montante coordinava anche le indagini della Guardia di Finanza, depistandole o semplicemente indirizzandole lontano dalla sua persona in cambio dell’assunzione dei familiari.
Un do ut des che imbarazza gli esponenti al vertice delle forze dell’ordine coinvolti nell’indagine, ma che dimostra - come afferma il procuratore capo di Caltanissetta Amedeo Bertone- come il sistema abbia gli anticorpi per contrastare episodi emblematici come questo, sintomo tangibile della cosllusione di alcuni apparati statali.
Essere è venire percepiti
Le attività Illecite condotte da Montante, se sul piano giudiziario mostrano una condotta reiterata da diverse personalità di spicco in bilico su un burrone che separa due terre diverse e agli antipodi quali si presentano la legalità e la sfera dell’illecito, dall’altro è l’evidente manifestazione della società dell’apparenza. Il suo scartabellare documenti e dossier volti al controllo delle indagini su se stesso (acquisite illegalmente dai contatti al vertice degli organi di polizia)prima ancora che sui potenziali nemici, fa pendere l’ago della bilancia in direzione di quel ‘est percipi’ di Berkeley attribuendo nuovo peso alla massima da tradurre come ‘essere è venire percepiti’.
Come un baluardo della difesa della legalità possa trasformarsi improvvisamente in ‘signor mani in pasta’ non è dato sapere, malgrado l’indagine apra una spirale retroattiva in grado di mettere sotto una nuova luce le attività presunte di tutela dell’antiracket perpetrate dallo stesso Montante; appare invece molto più chiaro il risvolto che conduce alla scoperta di un volto completamente opposto al profilo spesso inquadrato dallo sguardo.
Accade con Pirandello, la delineazione di continue maschere che conducono alla frammentazione dell’io, sempre combattuto tra forma e sostanza oltre che dal gioco di prospettiva con cui si alternano le raffigurazioni personali filtrate attraverso la lente dei diversi osservatori; accade con Flaubert, un visionario che smaschera il vanesio tentativo della piccola borghesia di mostrarsi superiore alle effettive possibilità economiche.
Un manierismo snobistico d’alta scuola quello che continua a perpetrarsi nella società moderna in cui, eliminate le caste, rimangono contenitori vuoti pronti ad accogliere le diverse istanze di chi vuol farne le veci: così appare la corruzione che maschera la liceità in personaggi di rilevanza pubblica, pronti a tutto pur di mantenere inalterato lo status quo.
E mentre le maschere di Pirandello erano pensate per una rappresentazione teatrale posta da secoli come il medium tra il pubblico e ciò che desidera vedere, nella fiera della vanità d’adesso si rileva mediale anche il ruolo dell’apparenza, il ponte che unisce le relazioni tra le persone, per antonomasia e per etimo, costrette ad indossare una maschera perchè ‘essere- come diceva Barkeley- è essere percepiti’ in fondo.