Già il primo decesso negli Stati Uniti d'America e ben oltre 120 casi di intossicazione a causa di alcune lattughe vendute normalmente sul mercato. Una vera e propria epidemia che ha causato la prima morte all'interno degli USA, ma che ha già fatto registrare un tetto di circa un centinaio di casi di intossicazione causate da una tipologia di lattuga che sarebbe stata contaminata, non si sa ancora se durante il trasporto, dal luogo di partenza o durante lo smistamento sul mercato. Il primo caso di intossicazione sarebbe avvenuto all'interno di uno dei carceri dell'Alaska, dove ben otto detenuti avrebbero accusato gli stessi identici malori dopo aver ingerito la stessa lattuga.
Si tratta di una epidemia che non lascia scampo a nessuno, partendo dai bambini e giungendo finanche agli anziani. Ogni singola persona, quindi, potrebbe essere a rischio intossicazione.
Lattuga killer: perché è pericolosa?
Questa tipologia di lattuga, che ha causato già il suo primo decesso all'interno del territorio americano e ben oltre un centinaio di intossicazioni negli altri paesi, sarebbe stata contaminata dal batterio delle Escherichia Coli. Secondo le informazioni pervenute, la coltivazione si troverebbe all'interno della regione di Yuma in Arizona e le autorità locali avrebbero prontamente impedito alla società di coltivarne ulteriori esemplari. Il focolare dell'epidemia sarebbe stato individuato all'interno di una fattoria locale, proprio nei pressi in cui veniva coltivata la lattuga incriminata, ma le indagini e le analisi continueranno.
Come fermare questa epidemia?
Uno dei consigli principali è proprio quello di fare maggiore attenzione agli alimenti che si consumano, soprattutto per adesso che le autorità stanno cercando di individuare il mercato in cui queste lattughe vengono smistate negli altri paesi. Peter Cassell, portavoce di quell'ente governativo che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ovvero la Food & Drugs Administration, ha affermato che le autorità sono già al lavoro nel tentativo di riuscire ad arrestare quanto prima l'epidemia, cercando così di evitare ulteriori contaminazioni ed intossicazioni a causa di quel batterio che, a lungo andare, potrebbe diventare non poco pericoloso e nocivo per la salute dei vari consumatori. Una vera e propria sfida, soprattutto tenendo conto del periodo di conservazione degli alimenti in questione che, avendo un limite di 21 giorni, potrebbe non essere più rintracciabile sul mercato.