In molte lotterie, soprattutto nel sud Italia ed in particolare nei paesi dell'interno, vi è l'usanza di inserire nei premi animali come vitelli, agnelli e maiali. Addirittura si arriva a mettere all'asta galline e conigli.

A Zungri, paese nella provincia di Vibo Valentia, in Calabria, è stata coraggiosamente sospesa la riffa di un agnellino grazie al tempestivo intervento dell'attivista LAV (Lega Anti Vivisezione) Domenica Pascuzzi e dal parroco, don Giuseppe Larosa, i quali hanno preso le distanze dai cattivi costumi di mettere come trofei piccole creature indifese.

La posizione di Roberto Mazzitelli, responsabile LAV

Come dichiara Roberto Mazzitelli, responsabile provinciale LAV, nessuna tradizione può giustificare lo sfruttamento di un essere vivente trattandolo alla stregua di un elettrodomestico o di un biglietto da crociera. Una pratica che reitera l'idea dell'animale schiavo, di cui poter fare ciò che si vuole. Un messaggio negativo e fortemente diseducativo. Il dirigente, cita a tal proposito il codice penale, agli art. 544 e 727 comma 2, che parlano del maltrattamento degli animali come reato e non semplicemente come delitto contro il patrimonio. In particolare l'articolo 544-ter vieta tutte quelle manifestazioni che comportano sevizie o atrocità per gli animali.

Lo stesso comma prevede l'aggravante nell'ipotesi di morte dell'animale, conseguenza del maltrattamento.

Le parole del parroco di Zungri, don Giuseppe Larosa

Il parroco di Zungri, don Giuseppe Larosa, ha motivato la sua scelta citando il Magistero della Chiesa attraverso gli ultimi grandi pontificati. Nel novembre del 1950, Pio XII, ricevendo la duchessa Hamilton, disse: “Ogni desiderio inconsiderato di uccidere gli animali, ogni crudeltà ignobile verso di essi, devono essere condannati”.

E Paolo VI, convinto che “gli animali sono la parte più piccola della creazione divina” e che “noi un giorno li rivedremo nel mistero di Cristo”, invitava nella Lettera Apostolica Octogesima Ad Veniens, la Chiesa a fare la propria parte nel dedicare maggiore attenzione alla natura. San Giovanni Paolo II gli faceva eco quando affermava che “c'è nell'uomo un soffio, uno spirito che assomiglia al soffio ed allo Spirito di Dio” e “gli animali non ne sono privi”.

E' nota la simpatica battuta del Papa emerito, Benedetto XVI, quando monsignor Alfred Xuereb, suo secondo segretario chiese motivazioni sulla benedizione di un Santo che aveva il cane accanto a se. Il Papa rispose: “Alfred, non solo questi Santi sono simpatici, ma diventano più umani”. Dialogo che rivela la sua attenzione alla sensibilità di queste creature di Dio. Infine, Papa Francesco, in una udienza sul tema della vita e della morte, ad un bambino in lacrime per la morte del suo cane ebbe modo di rispondere così: “Un giorno rivedremo i nostri animali nell'eternità di Cristo”. Ritornando però al principio, è chiaro come Gesù è un bravo osservatore del mondo animale e vegetale, oltre che umano, imparando da essi e ponendosi alla loro scuola.

Le parabole sono l'esempio più evidente. E' necessario riscoprire la quotidiana comunione accanto al mondo animale e vegetale, per imparare la fedeltà, la precarietà e la bellezza. Lo dobbiamo al Creato e al suo Creatore.