"Ci vediamo dopo", tranquilla e serena Paola Sbrogna, 43 anni, prima di entrare in sala operatoria venerdì scorso, ha rassicurato lei i familiari con tanto di sorriso sulle labbra. Dal giorno prima era ricoverata all’Istituto neurotraumatologico italiano di Grottaferrata, comune alle porte di Roma, per sottoporsi alla 'semplice' rimozione di un calcolo renale. Ma l'intervento di routine si è concluso tragicamente. Paola è morta, forse vittima dell'ennesimo caso di malasanità. Ora ci sono sei medici indagati per omicidio colposo.
Le indicazioni del medico curante
Cosa sia accaduto e perché Paola Sbrogna sia morta a 43 anni sotto i ferri, dovranno accertarlo le indagini avviate dalla procura di Roma dopo la denuncia presentata dai familiari che chiedono giustizia e che sia fatta chiarezza. La pm Gabriella Fazi ha iscritto nel registro degli indagati sei medici dell’Istituto neurotraumatologico italiano di Grottaferrata con l'accusa di omicidio colposo. Fanno parte dell'equipe che ha operato la donna. L'unica tragica certezza è che un intervento ritenuto ordinario si è concluso con il decesso della paziente. Tetraplegica dalla nascita, la donna era stata ricoverata su indicazioni del suo medico curante. Nel corso di terapie per alleviare le sofferenze causate dalla tetraplegia, il medico si era accorto della presenza di un calcolo tra il rene e la vescica.
Un problema diffuso che affligge molte persone e che può provocare lancinanti dolori e possibili complicazioni. Motivo per cui, con l'intento di non aggravare ulteriormente le condizioni della paziente e il suo disagio quotidiano provocato dalla malattia, il medico le ha suggerito di rimuoverlo sottoponendosi a un intervento di 'routine' all'Ini di Grottaferrata, struttura dove il professionista opera.
Paola riponendo piena fiducia nel medico ha seguito il suggerimento che le ha dato e si è ricoverata per sottoporsi all'intervento chirurgico.
L'equipe medica dà più versioni
Paola si ricovera giovedì 26 aprile e per farle compagnia trascorrono la notte con lei il padre, la madre e i fratelli. L'indomani molto presto tutto è pronto per l'intervento.
Alle 7:45 Paola entra in sala operatoria. Passano alcune ore. Verso le undici, arriva un infermiere a parlare con i familiari in sala d'attesa: riferisce che tutto è andato per il meglio. Ma le rassicurazioni sono di breve durata perché nel giro di pochissimo tempo la versione dei fatti data dall'equipe medica cambia drasticamente. Lo stesso infermiere racconta ai congiunti che c'è stato un problema, un 'imprevisto' con i macchinari. A mezzogiorno, c'è ancora un'altra versione. I familiari apprendono che Paola è stata trasferita d'urgenza al policlinico di Tor Vergata. Nel pomeriggio la paziente muore, probabilmente per un'emorragia interna.
L'autopsia
Per accertare la causa del decesso e stabilire eventuali responsabilità, fondamentale sarà l'esame autoptico previsto per sabato prossimo.
E' stato ritardato di una settimana perché il consulente dell'accusa ha bisogno di trovare un chirurgo che lo affianchi durante l'accertamento. Poi, come di rito, nella complessità del caso, trascorreranno 60 giorni prima che verranno depositati i decisivi risultati. La famiglia di Paola sconvolta e addolorata vuole conoscere la verità.