Un minorenne stava fumando uno spinello con alcuni amici, a Cattolica (Rimini). Una pattuglia dei carabinieri lo ha notato e condotto in caserma, così i militari hanno immediatamente chiamato il padre del ragazzino. La reazione del genitore, una volta arrivato in caserma, è stata a dir poco brusca. Il 40enne, titolare di un ristorante, ha dapprima urlato contro il figlio, sferrandogli poi un ceffone. La scena è avvenuta sotto gli occhi dei carabinieri, che hanno denunciato il genitore per abuso dei mezzi di correzione. Il minorenne era stato condotto in caserma per l'identificazione e la valutazione degli estremi per una segnalazione amministrativa.
Il padre, quando è stato convocato dai militari, è uscito fuori di sé. Lo schiaffo non ha provocato lesioni al minorenne, oltre alla guancia arrossata per qualche minuto.
Il minore fumava vicino a un parco pubblico di Cattolica
Il figlio fuma lo spinello all'aperto e, alla fine, quello denunciato è stato il padre. Il ristoratore non avrebbe avuto remore nello sferrare un ceffone al ragazzino, nonostante la presenza dei carabinieri. Ora l'uomo è indagato per abuso dei mezzi di correzione. I militari che effettuavano controlli nella zona del parco pubblico di Cattolica, sul litorale romagnolo, non immaginavano un epilogo del genere. La normativa prevede che, se un minorenne è sorpreso ad assumere sostanze stupefacenti, deve essere segnalato alla Prefettura affinché valuti un eventuale piano di recupero.
Inoltre la legge prescrive che, in tali casi, il genitore deve essere informato della condotta del minorenne mediante la convocazione in caserma. Ovviamente, la suddetta convocazione è preordinata anche all'affidamento del minore ai genitori.
L'avvocato del genitore: 'Denuncia esagerata'
L'avvocato che difende il ristoratore di Cattolica, Alessandro Totti, ha confermato l'accaduto ma reputa "esagerata" la denuncia.
Il padre del minorenne che fumava uno spinello avrebbe raccontato al suo legale che il ceffone sarebbe stato dettato dalla rabbia. L'avvocato Totti, dopo aver ricordato che il figlio maggiore del quarantenne aveva avuto problemi analoghi, ha spiegato che quel gesto, sebbene scorretto e non educativo, "diventa in qualche modo comprensibile".
Il ristoratore lavora tutto il giorno e, secondo il suo legale, auspicava di non aver più problemi del genere. La pena massima, contemplata dall'art. 571 del codice penale, per l'abuso dei mezzi di correzione è di 6 mesi.