Non si è tenuta il 12 luglio scorso, a Cagliari, l’udienza in cui si sarebbero dovuti discutere gli esiti degli accertamenti disposti sul corpo di Manuel Piredda, il giovane di Gonnesa morto nel rogo del 2011 a Bacu Abis (Carbonia), all'interno della sua abitazione.

Si attendeva questa data dopo l’autopsia effettuata per la prima volta sul corpo del 28enne, a sette anni dalla morte, il 19 maggio scorso. Tutto slitta a fine novembre. Sono ancora in corso, infatti, gli esami tossicologici (su capelli e residui di abiti del ragazzo) e gli esami istologici utili a dare risposte alle tante domande sollevate dalla famiglia del 28enne, che mai avrebbe creduto al perimetro di 'aggressore' entro cui è stato iscritto il profilo del ragazzo.

L'apertura dell'indagine per omicidio volontario

In quell’incendio, l’ex moglie Valentina Pitzalis rimase drammaticamente ustionata, unica sopravvissuta in grado di testimoniare quanto accaduto nella notte tra il 16 e il 17 aprile 2011. Il nome della ragazza, nell’agosto 2017, è stato iscritto in un fascicolo di indagine aperto per omicidio volontario e incendio doloso. Titolare dell’inchiesta il procuratore aggiunto Gilberto Ganassi. Si è arrivati a questo punto dopo l’apertura delle indagini dovuta a un esposto dei genitori del ragazzo, Roberta Mamusa e Giuseppe Piredda.

Le parole di Valentina Pitzalis e del legale

Il 19 maggio scorso, giorno dell'autopsia, sulla pagina Facebook ‘Un sorriso per Vale’, Valentina Pitzalis aveva condiviso il suo commento a margine degli accertamenti:

"Carissimi angeli,finalmente oggi sono stati fugati tutti i dubbi e le illazioni di questi anni.

E' stata, però, come molti di voi immagineranno, una giornata difficile e dolorosa. Non gioisco neanche per quanto mi è stato appena comunicato dal mio avvocato, perché la tragedia che ho vissuto resterà per sempre visibile nella mia disabilita e nella morte dell'uomo che diceva di amarmi".

Sulla stessa pagina, era stato pubblicato un comunicato trasmesso dall’avvocato Adriana Onorato, legale di Valentina Pitzalis, in cui si riferiva che dai primi accertamenti "è risultato evidente come nessuna delle ipotesi prospettate e date per certe dalla fantasia dei consulenti dei Piredda-Mamusa sia risultata fondata(...).

Ancora non si conosce la causa del decesso

Sul web e sulla carta stampata, all'indomani dell'esame autoptico, si erano rincorse notizie inerenti all'assenza di lesioni macroscopiche (evidenziata dalla TAC) e che questo risultato, da solo, fosse sufficiente a dirimere la questione ed escludere che le cose fossero andate diversamente da come descritto dalla Pitzalis.

Sembra, però, che non ci siano ancora tutti i dati oggettivi alla mano necessari per dichiarare chiuso il caso, una volta per tutte.

Non si può scrivere la parola fine su questo capitolo del caso di Bacu Abis, sino a quando ogni accertamento non sarà debitamente completato dalle autorità competenti. Le risultanze di quanto era atteso per il 12 luglio sono fondamentali per cercare di cristallizzare l’esatta causa e la dinamica del decesso del Piredda, che a sette anni dal fatto non si sa se attinto dalle fiamme ancora in vita o già morto.

La famiglia: 'Manuel non indossava guanti'

La madre del giovane, pochi giorni fa, sulla pagina Facebook ‘Verità e giustizia per Manuel’ ha parlato di un dettaglio che, a suo dire, sarebbe un dato certo emerso in sede autoptica: “Manuel non indossava guanti”.

I guanti erano uno degli elementi su cui si è fondato l’impianto di archiviazione del caso per morte del reo, con decreto del luglio 2012: la presenza degli stessi sarebbe stata ritenuta indice di premeditazione. Il giovane di Gonnesa, indossandoli, si sarebbe dotato di una protezione per maneggiare liquido infiammabile da usare contro Valentina Pitzalis. In assenza di tale elemento, è chiaro che questa lettura decadrebbe.

Di guanti gommosi, effettivamente, si parlava nel verbale dei carabinieri del 2011, quando fu cristallizzata una dinamica che la famiglia Piredda continua a rigettare con forza. Di quei guanti, invece, non ha mai ricordato la presenza la stessa sopravvissuta.

Indagini in corso

Al lavoro, in questa delicata fase d'indagine, i periti professoressa Elena Mazzeo, la dottoressa Claudia Trignano e la professoressa Margherita Neri; il professor Franco Tagliaro (consulente nominato dalla Procura); il dottor Roberto Demontis (per Valentina Pitzalis); il professor Vittorio Fineschi, il dottor Nicola Monni e il dottor Aniello Maiese (per i Piredda). Assistono la Pitzalis gli avvocati Brigida Corbo e Nicodemo Gentile. Per i genitori del ragazzo deceduto, invece, gli avvocati Stefano Marcialis e Flavio Locci.

Lo scorso 6 luglio, a Sassari, si è tenuta l’analisi della scena del crimine, cui hanno preso parte la professoressa Mazzeo, la dottoressa Trignano, la dottoressa Elisabetta Sionis (criminologo clinico, consulente dei Piredda), e due specialisti esperti di incendi: il comandante provinciale dei Vigili del fuoco di Cagliari, ingegner Luciano Cadoni (per la famiglia Piredda) e il comandante provinciale dei Vigili del fuoco di Sassari, ingegner Franco Mario Falbo (ausiliario dei periti del gip).

Per espletare le analisi sul cellulare della donna, già concluse, sono stati nominati l’ingegner Paolo Reale (per la Pitzalis) e l’ingegner Davide Maiorca (per la famiglia Piredda). Per quanto concerne la perizia medico legale sulle ustioni della ragazza (utile a rispondere al quesito sulla compatibilità delle stesse rispetto alla dinamica raccontata nel 2011 dalla stessa Pitzalis) questa si è svolta lo scorso 27 marzo e se ne attendono i risultati.

Roberta Mamusa: 'Il cellulare di Manuel mai analizzato'

La madre del Piredda, Roberta Mamusa, continua a sostenere la necessità di cercare ancora una verità che, a suo dire, non sarebbe emersa dalla ricostruzione dei fatti del 2011 sfociata nel decreto di archiviazione.

Inoltre, sempre attraverso la pagina Facebook 'Verità e giustizia per Manuel', ha dichiarato quanto segue (in merito alla perizia condotta sul telefonino della ragazza, nel febbraio scorso):

"Si dovrà tenere conto del fatto che non ci sono i tabulati (mai acquisiti e ormai inesistenti), non è possibile stabilire quali celle agganciassero i due cellulari e il cellulare e il computer di Manuel sono stati distrutti dalla autorità giudiziaria senza averli mai analizzati".

Sempre su Facebook, il 21 luglio 2018, la Mamusa ha definito 'falsa' una notizia apparsa qualche settimana fa su una rivista secondo cui "la Procura di Cagliari ha confermato che Manuel Piredda è morto nel tentativo di assassinare la ex moglie". La madre di Manuel Piredda ha dichiarato che la Procura "non si è mai espressa in tal senso nel corso dell'attuale indagine".