L'omicidio di Nadia Orlando, di soli 21 anni, si è consumato la sera del 31 luglio dello scorso anno, quando venne uccisa dal suo fidanzato, Francesco Mazzega in provincia di Udine. Il primo grado del processo si è concluso con una condanna a 30 anni di reclusione per Mazzega, che conferma la richiesta fatta dalla Pm Letizia Puppa, comprese le aggravanti per i futili motivi. L'uomo è stato anche condannato a risarcire i genitori e il fratello della giovane, precisamente con 200mila euro per la madre e il padre e 100mila euro a favore del fratello.

Il processo è stato celebrato con il rito abbreviato e la decisione della giuria è stata presa dopo appena due ore di camera di consiglio.

La ricostruzione del delitto

I due ex fidanzati si erano incontrati sul luogo di lavoro, una ditta in provincia Udine la 'Lima' di San Daniele del Friuli che si occupa di protesi e prodotti ortopedici. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti i due ebbero una discussione in macchina e Mazzega, che di anni ne ha 36, avrebbe strangolato la sua fidanzata. Dopo averla uccisa aveva girato con il cadavere della ragazza in macchina per tutta la notte. Dopo il lungo girovagare Mazzega si era consegnato alle forze dell'ordine, ammettendo subito di aver commesso l'omicidio.

Anche le Iene, il noto programma che da sempre si batte contro truffatori e ingiustizie, si era occupato di questo caso. In particolare la trasmissione Mediaset aveva sottolineato il proprio disaccordo circa la decisione della Cassazione del 7 febbraio 2018, di concedere gli arresti domiciliari a Francesco Mazzega, in attesa del processo.

La commozione della mamma Nadia

Grande la soddisfazione della famiglia di Nadia Orlando per questa sentenza che ha accolto in pieno tutte le richieste dell'accusa. La mamma di Nadia, Antonella, ha ringraziato sentitamente tutte le forze dell'ordine che hanno contribuito a scrivere questa pagina della giustizia italiana, e dopo la sentenza ha abbracciato gli investigatori della squadra mobile della polizia di Udine che si trovavano in aula.

Molta la commozione, anche da parte del padre della ragazza, Andrea Orlando, che nonostante la soddisfazione per il verdetto, ha dichiarato: "Manca la parte principale. Manca Nadia". Una grande rete di solidarietà si è formata intorno alla famiglia della giovane vittima: anche il sindaco di Dignano (la cittadina dove vivono gli Orlando), gli avvocati del Comune e l'associazione Voce Donna Onlus di Pordenone si sono costituiti parte civile. L'auspicio di molti è che questa condanna possa essere un passo importante verso l'inasprimento delle pene per chi compie atti di femminicidio.