Paura in tutto il Veneto per il ritorno delle zanzare portatrici del virus della febbre del Nilo (West Nile). La zanzara, responsabile della trasmissione dell'infezione, ha colpito un uomo di Rovigo di 58 anni, ricoverato in ospedale nel reparto Malattie Infettive. Il paziente è stato colpito da un'encefalite causata dalla forma grave della malattia neuro-invasiva. Molte le zone venete interessate dal problema e, per il momento, solo le province di Vicenza e Belluno, sembrerebbero non aver risentito della loro invasione estiva. Si tratta delle zanzare appartenenti alla particolare specie ‘Culex Pipiens’, ritenute estremamente infettive e pericolose per la possibile trasmissione del virus all’uomo.

Zanzare infette da West Nile: il caso di contagio a Rovigo

I primi focolai della zanzara killer di quest’anno sono stati segnalati a Verona, una ventina di giorni fa e successivamente in alcune zone del padovano. La notizia che ha destato maggiore preoccupazione nella popolazione è sicuramente quella in relazione al primo caso, conclamato in ambito ospedaliero, grazie ad opportune analisi e indagini cliniche, del contagio di un cittadino 58enne di Rovigo, ricoverato nel reparto Malattie Infettive. Il paziente ha sviluppato una forma più grave della malattia di tipo neuro-vegetativo. Il contagio di questa forma non è, statisticamente, molto frequente ma quando ci si imbatte nella sua presenza, risulta molto importante, da parte del personale medico, riconoscere repentinamente il tipo di infezione per poter avviare, quanto prima, cure idonee ed efficaci.

In circa l’80 per cento dei casi, il virus contratto nella sua forma più pericolosa, si manifesta in modo asintomatico e quindi, la sua identificazione clinica risulta non facile ed immediata. Le complicanze, soprattutto in presenza di anziani o pazienti affetti da patologie debilitanti, possono determinare anche serie complicazioni a carico del sistema neurologico, come quelle relative alle encefaliti o alle meningiti.

Virus West Nile: sintomi e prevenzione

I primi casi della febbre del Nilo, provocata da zanzare infette, risale a circa 10 anni fa, in seguito al riscontro della positività del virus in questione, in campioni di sangue di un donatore asintomatico di Rovigo. Nella maggior parte dei casi l’infezione non è accompagnata da sintomi e conseguenze organiche evidenti.

Solo in una bassa percentuale di casi (circa il 20 per cento) possono verificarsi, nei pazienti infettati dalle zanzare, sintomi di lieve entità come cefalea, nausea accompagnata da vomito, leggero innalzamento della temperatura ed eruzione cutanea. La forma più pericolosa, come abbiamo visto, è invece quella neuro-invasiva o vegetativa, che può portare anche a possibili complicazioni a carico del sistema neurologico del paziente. Il contagio non è di tipo diretto, cioè da persona a persona, ma avviene solo attraverso la puntura della zanzara infetta o attraverso il trapianto degli organi e le trasfusioni del sangue di persone già colpite dall’infezione. Interventi di disinfestazione mirati ad attaccare non solo gli insetti, ma anche le loro larve, hanno sicuramente lo scopo di mitigare lo sviluppo incontrollato dell’insetto.

Le raccomandazioni ai cittadini sono, come al solito, quelle di evitare i ristagni di acqua piovana o di svuotarli sistematicamente. L’utilizzo di zanzariere o altri dispositivi idonei ad evitare l’accesso degli insetti in casa sono sicuramente accorgimenti importanti da adottare, oltre all'utilizzo, sulla pelle, di sostanze specifiche repellenti.