Una vicenda surreale accaduta a Palma, frazione di Trapani, in Sicilia. Nella tarda mattinata del 18 luglio è arrivata una denuncia ai carabinieri su un presunto tentativo di rapimento. Protagonista una ragazzina di 16 anni che sarebbe stata avvicinata da tre uomini in auto, probabilmente ragazzi, ed uno di loro tenendola per un braccio avrebbe tentato di farla salire a bordo. La giovane è scappata chiedendo l'aiuto della madre, titolare di una pasticceria del luogo. Quest'ultima ha deciso di sporgere denuncia. Fin qui nulla di eclatante, come conferma il maggiore Antonio Merola del comando provinciale dei carabinieri di Trapani, infatti, le circostanze sono tutte da chiarire ed è possibile che l'episodio sia da classificare come una pura e semplice 'ragazzata' (questo lo diciamo noi, i carabinieri ovviamente non si sbilanciano alla luce dell'indagine in corso).

Ma ciò che si è scatenato sui social network poche ore dopo non ha alcuna giustificazione. L'episodio è stato ingigantito e molte persone hanno dato luogo ad una vera e propria 'caccia alle streghe'. Obiettivo, ancora una volta, gli immigrati che, improvvisamente, sarebbero diventati i protagonisti di un tentativo di rapimento.

Procurato allarme sui social

Abbiamo contattato i carabinieri del comando provinciale di Trapani per avere maggiore chiarezza sull'accaduto. L'impressione è che l'episodio sia da ridimensionare. Le relative indagini porteranno a maggiori dettagli, più che altro è stata seccamente smentita dai militari dell'Arma la versione circolata su Facebook secondo la quale la ragazzina sarebbe stata avvicinata da un'auto con a bordo uomini di colore che avrebbero tentato di farla salire con la forza.

Secondo un messaggio audio diffuso su WhatsApp, inoltre, protagonisti della scena sarebbero stati anche altri due uomini a piedi, vestiti con abiti tipici della cultura araba che avrebbero rincorso la giovane. "Non è assolutamente vero, smentisco ogni parola", ha detto al telefono il maggiore Antonio Merola.

Psicosi da immigrato

L'episodio, tra l'altro riportato su alcuni organi di stampa del trapanese, va dunque etichettato come esempio di psicosi da 'immigrato brutto, sporco e cattivo' che si sta diffondendo rapidamente nell'italiano medio. Colpa certamente delle campagne di odio che passano sui social network, ormai sempre più difficili da controllare.

"Un problema reale che va affrontato in altre sedi", ci dice l'ufficiale dei carabinieri del comando di Trapani che cura i rapporti con la stampa. Relativamente a quanto accaduto c'è davvero poco da dire, c'è una denuncia con la relativa indagine in corso e dal punto di vista professionale i militari non possono sbilanciarsi, tanto la presunta vittima quanto altrettanto presunti testimoni dovranno essere sentiti. L'impressione è che si tratti di una semplice 'bravata', ma il condizionale in questi casi è d'obbligo. Ciò che smentiamo in maniera categorica, confortati in questo dal parere delle autorità competenti, è quanto diffuso sui social che, ancora una volta, diventano strumento di propaganda xenofoba spacciata per 'senso del dovere'.

Senza contare il procurato allarme per il quale auspichiamo le dovute conseguenze e contromisure, perché far luce su queste vicende spetta alla magistratura competente ed alle forze dell'ordine, raccontarle per come sono andate è dovere della stampa. C'erano una volta le 'leggende metropolitane' che passavano di bocca in bocca, ogni comunità ne aveva una e, spesso, la stessa migrava da città in città, luoghi diversi e stessi dettagli. Leggende che oggi, a causa dell'uso scriteriato dei social network, hanno preso contorni tangibili, ma ovviamente non sono reali. Questo è un serio problema.