L'avrebbero lasciata morire di stenti, completamente sommersa di urina e feci per mesi. Questo lo scenario agghiacciante emerso nella casa in cui la 68enne Catherine Purcell trovò la morte, nel luglio 2016. Arrivata nelle ultime ore la sentenza.

Il materasso su cui la vittima, disabile, fu ritrovata senza vita era in condizioni disumane: litri di liquidi corporei avrebbero imbrattato il letto senza che nessuno dei familiari, marito e figlia, muovesse un dito per pulire e prestare assistenza alla propria congiunta.

Un oceano di orrore senza precedenti, secondo le ricostruzioni fornite dagli inquirenti e finite dritte sul tavolo di una Corte pronta a emettere il verdetto nel processo a carico dei due, conclusosi il 5 luglio 2018 con una duplice condanna che ha destato pareri contrastanti nell'opinione pubblica.

Morta nel letto di casa per negligenza dei familiari

La donna sarebbe morta in una lenta e atroce agonia, nel 2016, divorata anche dai vermi che si erano moltiplicati in quel giaciglio fatale. Soltanto adesso è arrivata la decisione dei giudici.

La pelle della 68enne sarebbe stata letteralmente corrosa dal continuo contatto con escrementi e urina. Ridotta ad uno scheletro, avrebbe mostrato piaghe infette localizzate sul 90% del corpo.

Stando agli accertamenti autoptici, avrebbe anche sofferto di un cancro alla lingua non diagnosticato, che le avrebbe reso dolorosa e difficoltosa la deglutizione. Denutrita ed esposta a lacerazioni prodotte dai vermi presenti nel letto, sarebbe stata letteralmente mangiata viva.

La sentenza: niente carcere per marito e figlia

Kirkby, nel Merseyside è la cittadina teatro di questo orrore. Sotto accusa sono finiti il 71enne John Purcell e la 35enne Catherine Purcell Jr, rispettivamente marito e figlia della vittima. Sono stati assolti dall'iniziale accusa di omicidio colposo e ritenuti responsabili di negligenza.

La sentenza di oggi ha riscritto (e limato) il loro destino giudiziario. L'uomo è stato condannato a 18 mesi di carcere, pena sospesa per due anni, 270 ore di lavoro non retribuito e l'obbligo di restare in casa tra le 20 e le 7 (per tre mesi). La figlia 35enne è stata condannata a 12 mesi, pena sospesa per due anni, oltre a 120 ore di lavoro non retribuito e un coprifuoco di due mesi, tra le 20 e le 7.

La ricostruzione degli inquirenti

Secondo quanto affermato dalla polizia, il corpo della 68enne, poco dopo la morte, sarebbe stato spostato dai due imputati in una stanza adiacente, più pulita rispetto a quella in cui effettivamente avrebbe vissuto per almeno sei mesi. In quest'ultima è stato ritrovato il materasso matrimoniale pieno di larve e insetti, decine di mozziconi di sigarette e una mole impressionante di rifiuti sparsi ovunque.

Il decesso sarebbe da ascrivere a una polmonite, contestuale a uno stato di severa denutrizione e disidratazione. Nell'anca della donna anche un'ulcera talmente profonda da esporre l'osso.

Le dichiarazioni rese dal marito

John Purcell, a processo, ha sostenuto di non essersi reso conto della gravità della situazione, così come dello stato di malnutrizione in cui versava sua moglie.

Per quanto concerne la sporcizia in cui la donna è stata costretta a vivere, senza potersi in alcun modo muovere, ha ribadito di non aver notato quanto fosse imbrattato quel materasso perché la donna era sempre coperta da un piumone.

La figlia avrebbe iniziato a prendersi cura della madre a 13 anni, caduta poi in depressione per l'alcolismo dei genitori. Nelle dinamiche familiari, un ruolo determinante sarebbe stato rivestito dal carattere dominante del padre, che avrebbe deciso in prima persona di non rivolgersi a un medico per soccorrere la 68enne. L'uomo, però, ha detto di aver semplicemente assecondato un desiderio di sua moglie, che a suo dire non voleva assolutamente farsi curare.