A genova si lavora ancora sulle macerie del ponte Morandi nella speranza di trovare qualche superstite: si stimano infatti tra i 10 e i 20 dispersi, un numero che si va ad aggiungere a quello purtroppo già certo e che comprende 38 morti, 15 feriti (di cui nove in codice rosso) e 632 sfollati. Sul web sono rimbalzati decine di video e centinaia di foto, alcune sono divenute persino virali, come quelle del camion fermo a pochi metri dal vuoto, del cane soccorritore trasportato con le carrucole, del ponte appoggiato sui palazzi… senonché diverse di queste foto sono dei veri e propri falsi o meglio immagini riciclate da precedenti eventi e tragedie, impaginate con commenti ad hoc con il solo scopo di aumentare il numero di clic sulle pagine di webmaster con pochi scrupoli.
Diversi siti di debunking hanno provato a smontare queste bufale nel tentativo di eliminare o bloccare la diffusione di false notizie, in questo articolo sono riportate le fake news di “maggior spessore”, se così si possono definire. Alcune di queste immagini sono presenti nella galleria fotografica.
Fotografie false: si va da ponti differenti sino a scatti da Ground Zero
Accanto a numerose immagini che hanno testimoniato l’impegno e il coraggio di vigili del fuoco, personale del 118, forze dell’ordine e unità cinofile, non sono mancate fotografie a effetto che erano però dei veri e propri falsi d’autore. Una di queste è quella del cane da soccorso trasportato con una carrucola: uno scatto che rende un doveroso omaggio al lavoro di questi angeli a quattro zampe ma che, purtroppo, è stata scattata a Ground Zero, a New York, nelle fasi di soccorso dopo l’attentato dell’11 settembre 2001.
Luogo diverso, evento diverso ma altro falso: la foto della neonata tratta in salvo dai vigili del fuoco è stata in realtà scattata in occasione del terremoto di Ischia dello scorso anno.
Un’altra immagine divenuta virale è quella del presunto dettaglio del ponte Morandi che mostra uno stato di profondo degrado, con pezzi di cemento armato mancanti e tondini d’acciaio arrugginiti: ebbene, non si tratta del viadotto crollato a Genova, ma di uno scatto realizzato oltre sette anni fa al ponte Ripafratta, in provincia di Pisa.
Impressionante e di sicuro effetto l’immagine del ponte “appoggiato” ai palazzi genovesi: foto vera ma ingannevole a causa della prospettiva. Lo scatto arriva da Google Street, secondo il sito Bufale.net risale a prima del 2009. In realtà il ponte non appoggia sui palazzi, vi è una “luce” di diversi metri tra il tetto e le arcate del viadotto.
Il pericolo di crollo è reale, ma non perché il ponte appoggia sui palazzi: semplicemente perché in caso di collasso delle arcate ancora in piedi le costruzioni sottostanti sarebbero inevitabilmente travolte.
Il ponte Morandi in Sicilia: altri rischi per gli automobilisti?
L’architetto Riccardo Morandi fu particolarmente prolifico e molte sue opere si trovano o si trovavano non solo in Italia ma in diverse parti del mondo. Un ponte quasi gemello rispetto a quello genovese, realizzato su un lago venezuelano, è crollato del 1964 dopo essere stato colpito dalla petroliera Exxon Maracaibo diventata ingovernabile dopo un grave guasto elettrico. Il viadotto Morandi di Agrigento, invece, è stato chiuso nel 2017 dopo che si erano evidenziati gravi problemi strutturali: è attualmente sottoposto a lavori di ristrutturazione che costeranno 30 milioni di euro e che dovrebbero terminare nel 2021.
Un altro ponte “made in Morandi”, costruito sul fiume Wadi al Kuf in Libia, è stato chiuso nel 2017. Purtroppo è facile indovinare la ragione: deterioramento strutturale.
Sempre in tema di foto semi-fake, l’immagine del pilone che poggia solo in parte sul terreno, lasciando presagire un imminente crollo, ancora una volta non si riferisce al viadotto Morandi. Ritrae invece il ponte di Mele sull’autostrada A26. Rimane un’immagine inquietante, Autostrade per l’Italia ha assicurato che “non sussistono pericoli”.
I mezzi di soccorso pagano il pedaggio autostradale?
Poche ore dopo il disastro di Genova, sul web era comparsa la copia di una ricevuta di pedaggio rilasciata a Rapallo a un’ambulanza della Croce Bianca impegnata nelle operazioni di soccorso: importo per mancato pagamento pari a 2,90 euro, con intimazione a versare l’importo entro 15 giorni.
In realtà l’attuale convenzione prevede che i mezzi di soccorso che transitino sulle autostrade italiane abbiano diritto al pieno rimborso del pedaggio. Tuttavia, è parso inopportuno mantenere questa operazione meramente burocratica in occasione della tragedia genovese e infatti alcune ore fa Autostrade per l’Italia, anche su sollecito del ministro dell’Interno Matteo Salvini, ha annunciato lo stop alla richiesta di pedaggio alle ambulanze. Si sta valutando l’estensione di questa esenzione a tutti i veicoli sanitari nei transiti ordinari.
Nessuna emergenza sangue
Si sono ripetuti in rete gli appelli per donare sangue a causa di carenza di plasma all’ospedale San Martino di Genova: notizia destituita di ogni fondamento, i feriti ricoverati non sono neppure 20 e le riserve di sangue sono più che sufficienti per far fronte alle necessità.
Nonostante le puntuali smentite dell’Avis di Chiavari e Genova, la fake news è circolata per diverso tempo.
Elena, Amanda, Paolo e Jacopo: non esiste questa famiglia
Un’altra notizia non vera è quella della famiglia composta da quattro persone (Elena, Amanda, Paolo e Jacopo) che avrebbe perso la vita nel crollo: se da un lato è vero che interi nuclei familiari sono stati coinvolti, almeno in questo caso si tratta di un falso. Una storia scritta con stile narrativo in “presa diretta” con un solo scopo: attirare il lettore e portarlo su una pagina che pullula di annunci pubblicitari. Non serve aggiungere altro.
E arriva l’ipotesi dell’esplosione controllata con tritolo
Ultima in elenco ma solo perché la più priva di senso: il crollo del ponte Morandi sarebbe stato causato da un’esplosione controllata, messa in atto con due cariche di tritolo.
L’autore di questo “scoop” è Rosario Marcianò, personaggio noto soprattutto per essere un esperto di “scie chimiche” e di altri fenomeni (armi che permettono di leggere nel pensiero, sedativi presenti nelle scie di condensazione dei jet e via discorrendo). Secondo Marcianò i lampi visti da alcuni testimoni non sarebbero dovuti a fulmini ma, appunto, a esplosioni di cariche appositamente collocate per far collassare la struttura. Ma è in buona compagnia: sono state diffuse news a proposito di test con ipotetiche armi d’avanguardia a microonde.
Forse superfluo ma sempre utile ricordare che non è stata ancora accertata una causa certa per il crollo del ponte Morandi, anche se l’ipotesi più accreditata è quella del cedimento strutturale.