Nella giornata di ieri la notizia del nuovo, ennesimo, arresto di Tekashi 6ix9ine, al momento uno degli artisti più popolari a livello globale, ha scosso milioni di sostenitori del rapper newyorchese sparsi in ogni angolo del mondo, preoccupati per il possibile slittamento del tour annunciato per i prossimi mesi, che avrebbe dovuto includere anche una data italiana.

Il cantante nelle ore seguenti alla divulgazione della notizia ha effettivamente annullato il tour, nonché licenziato buona parte dei membri del suo staff, alcuni dei quali – inclusa una delle sue (ex) guardie del corpo – sono stati tratti in arresto nell'ambito della stessa indagine.

Ma, stando agli ultimi aggiornamenti forniti dalla stampa americana, sembra che la posta in ballo sia ben più alta di un tour mondiale: Tekashi 6ix9ine infatti rischierebbe addirittura l'ergastolo.

Spaccio di droghe pesanti, racket, associazione a delinquere: stavolta 6ix9ine rischia grosso

Se in un primo momento i media avevano semplicemente parlato di generiche accuse per estorsione e detenzione illegale di armi da fuoco, che avrebbero in linea teorica potuto compromettere la pre-esistente condizione di libertà vigilata dell'artista, in queste ultime ore sono andati ad aggiungersi dei dettagli di accuse ben più gravi, che, se confermati in giudizio, andrebbero a configurare il quadro di una vera e propria organizzazione criminale.

Il rapper, così come alcuni dei suoi collaboratori appena licenziati, è infatti accusato di rapina a mano armata, spaccio di sostanze stupefacenti – nello specifico eroina, fentanyl, MDMA e marijuana – oltre che di detenzione non autorizzata di armi da fuoco, estorsione e associazione a delinquere, per un totale di ben 6 capi d'imputazione diversi.

Se dovesse essere giudicato colpevole, Tekashi 6ix9ine andrebbe incontro a pene a dir poco significative – che sicuramente comprometterebbero la sua carriera in maniera definitiva – stimate secondo l'opinione dei principali media americani da un minimo di 25 anni all'ergastolo.

Il giudice respinge la richiesta di scarcerazione su cauzione presentata dai legali: 'E' un pericolo per la comunità'

Il giudice ha addirittura respinto la richiesta di liberazione temporanea su cauzione in attesa di giudizio, presentata dai legali del rapper, adducendo come motivazione il fatto che Daniel Hernandez – questo il vero nome del rapper classe 1996 – rappresenterebbe al momento un concreto pericolo per la comunità. Gli avvocati avevano proposto una cauzione di un milione di dollari con annesso ritiro del passaporto per evitare l'espatrio.