Il vicepremier Di Maio è al centro di una bufera mediatica dopo che si è scoperto che un capanno nella terra di famiglia non sarebbe stato accatastato. Da li in poi, a ruota, sono venute fuori tutte le beghe dell'azienda di famiglia e ora anche del suo passato prima di entrare in Politica. Alcuni ex colleghi di Di Maio hanno dichiarato che il vicepremier ha lavorato in nero per un anno intero.

Di Maio, colleghi pizzaioli dichiarano che ha lavorato in nero per un anno

Secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano Luigi Di Maio avrebbe lavorato in nero per una pizzeria per circa un anno, servendo ai tavoli.

La pizzeria in questione si troverebbe proprio nella sua città natale, Pomigliano d'Arco, e lo avrebbe fatto lavorare senza un regolare contratto. A raccontare questa storia ai giornali sono stati proprio gli ex colleghi del ministro che, dopo aver visto l'inchiesta delle Iene riguardante le beghe della famiglia Di Maio, hanno deciso di svelare altri particolari riguardo il suo passato. L'esperienza lavorativa in pizzeria di Di Maio, inoltre, non sarebbe stata incentrata solamente sul servizio a tavola ma anche ad altre opere d'ingegno come la realizzazione del sito web del locale e la gestione della pagina Facebook dello stesso. Il tutto sarebbe avvenuto senza chiedere in cambio denaro: "Lo faceva a livello amichevole, lui faceva le foto delle pizze e poi le pubblicava" raccontano gli ex colleghi al Fatto Quotidiano.

Anche se fosse stato a livello amichevole, per legge, il lavoratore doveva essere regolarmente inquadrato e con una posizione aperta presso l'INPS. La carriera in pizzeria sarebbe durata solo un anno, dall'estate del 2011 a quella del 2012.

I riflettori, nel frattempo, non si spengono sulla famiglia Di Maio e sulla ditta del padre che avrebbe assunto lavoratori a nero.

Anche stavolta il caso è scoppiato dopo che un ex dipendente dell'impresa di famiglia ha raccontato la vicenda ai giornali. Sulla questione il vicepremier non ci ha pensato due volte e ha scaricato il padre: "Io con queste cose non c'entro, non amministravo io l'azienda".

L'inchiesta del Corriere della Sera

Da un'inchiesta del Corriere della Sera è emerso che il padre del ministro, Antonio Di Maio, compilava le buste paga dei dipendenti con cifre non veritiere: faceva risultare un importo più basso così da pagare meno tasse e poi il rimanente lo pagava "in nero".

Questo fatto lo raccontano direttamente gli ex dipendenti della ditta Ardima Costruzioni al giudice civile a cui l'operaio specializzato Domenico Esposito si era rivolto per farsi riconoscere le ore come da contratto.