Una lite per motivi di gelosia e poi il suicidio. E' quanto ha sempre sostenuto Francesco Ferrari, 45 anni, poliziotto e marito di Licia Gioia, la carabiniera di 31 anni trovata morta nella villetta coniugale a Siracusa nel marzo 2017.
A distanza di un anno e mezzo dal terribile evento, c'è stata l'attesa svolta nelle indagini: la procura ha chiesto il rinvio a giudizio del marito poliziotto per l'omicidio della sottoufficiale dei carabinieri dopo decisive scoperte del medico legale. L'accusa, diventata da istigazione al suicidio ad omicidio colposo, ora è di omicidio volontario aggravato.
Licia Gioia, decisive scoperte sulla morte della marescialla
Qualche ora prima aveva preparato una torta al cioccolato per il figlio del marito: un gesto difficile da attribuire a chi voglia suicidarsi. Ha perso la vita la notte del 28 febbraio 2017. Non per sventare una rapina o nel corso di una colluttazione con banditi, perché quel giorno non era in servizio. Licia Gioia è morta in quello che dovrebbe essere il luogo più sicuro, la casa dove viveva con il marito, sposato da appena sei mesi, e il figlio di 15 anni che l'uomo aveva avuto da un precedente matrimonio con una poliziotta. E' stata trovata al primo piano in camera da letto con la testa fracassata da un proiettile.
Suo marito ha sempre fornito agli inquirenti versioni dubbie.
Tra queste, ha sostenuto che Licia si fosse suicidata per gelosia, ma un suicidio non contempla una ferita mortale dietro la nuca, né un secondo colpo che l'ha raggiunta alla coscia destra, come appurato dalla perizia medico legale.
Ferrari, inizialmente accusato di istigazione al suicidio e poi di omicidio colposo, ora potrebbe essere processato per omicidio volontario aggravato.
Il pubblico ministero Marco Di Mauro ha notificato alle parti l'avviso di conclusione dell'indagine preliminare durata un anno.
Il poliziotto è l'unico indagato ed è caduta anche l'ipotesi originaria di omicidio preterintenzionale. L'uomo ha sostenuto che quella notte durante una lite tra i due per la gelosia di lei, sarebbero partiti due colpi dalla pistola d'ordinanza della carabiniera, e un proiettile di rimbalzo avrebbe ferito anche lui alla coscia sinistra.
Ma la perizia che cambia le carte in tavola, ha accertato che il secondo colpo che ha ferito Licia è stato esploso post mortem. La carabiniera, originaria di Latina, era in servizio al nucleo operativo radiomobile del comando provinciale di Siracusa.
Licia Gioia, per la Procura in 20 minuti il marito ha inquinato la scena del crimine
Secondo gli inquirenti, Licia sarebbe morta a mezzanotte e 30, ma il marito ha chiamato i soccorsi solo a mezzanotte e 50. Avrebbe avuto dai 20 ai 45 minuti di tempo per inquinare la scena del crimine, e al tempo stesso ripulirla cancellando le prove.
Ha chiamato la sua ex moglie, anche lei in polizia, per chiederle di venire a prendere il figlio che si trovava al piano superiore della villetta.
Ha quindi chiamato un collega, e quando ha chiesto l'intervento del 118 Licia era già morta e i soccorritori hanno potuto solo constatarne il decesso.
Marescialla morta, altre anomalie del caso
Il poliziotto ha evitato di andare ai funerali della moglie, nonostante fosse ricoverato per la ferita alla gamba a pochi metri di distanza dalla chiesa dove si sono svolti. Non ha mai voluto partecipare a cerimonie commemorative organizzate dalla famiglia per Licia.
Dopo sei mesi di matrimonio con la carabiniera, ha intascato la pensione di reversibilità e la liquidazione per 11 anni di servizio maturati da Licia nell'Arma. Ha intrapreso un legame sentimentale con una donna con cui coabita ed è rimasto in servizio presso la Questura di Siracusa.
Per un inquietante gioco del destino, infine, Licia Gioia aveva indagato sulla morte dell'infermiera Eligia Ardita uccisa all'ottavo mese di gravidanza dal marito che aveva incolpato i medici. E la sua morte, purtroppo, si è riproposta pressoché identica nell'ultimo caso di Anna Filomena ammazzata dall'ex marito, una guardia giurata, con un colpo di pistola. L'uomo aveva simulato il suicidio della donna.