Ergastolo per il tramviere assassino. Stamattina il tribunale di Milano ha condannato al massimo della pena Alessandro Garlaschi, 39 anni, l'uomo che nella sua abitazione di via Brioschi, periferia sud del capoluogo lombardo, il 7 febbraio scorso uccise con 85 coltellate Jessica Valentina Faoro, di 19 anni. La ospitava da qualche giorno. La ragazza aveva rifiutato le sue avances sessuali.
Alessandro Garlaschi, la scelta del rito abbreviato
Era stata una scelta dell'imputato, o meglio dei suoi difensori, propendere per il rito abbreviato alla ricerca di uno sconto di un terzo della pena o comunque di una perizia psichiatrica di un consulente di parte.
Ma le aggravanti erano tali che il gup di Milano, Alessandra Cecchelli, lo ha condannato al massimo della pena, l'ergastolo, accogliendo totalmente la richiesta del pm Cristina Roveda.
Oltre all'ergastolo, il tranviere è stato condannato anche all'isolamento diurno per omicidio, vilipendio di cadavere, in quanto dopo il delitto bruciò alcune parti del cadavere della ragazza nel tentativo di disfarsene infilandolo in due borsoni, e per sostituzione di persona dal momento che, ingannando la vittima, spacciava sua moglie per sua sorella. Le aggravanti riconosciute sono quelle della crudeltà, dei futili motivi e del reato continuato.
Il giudice ha inoltre disposto 25 mila euro di risarcimento ciascuno, alla mamma e al papà di Jessica, 50 mila al fratello, 10 mila al comune di Milano.
L'imputato, presente per la prima volta in aula quasi a sorpresa, dal momento che non lo aveva comunicato neanche al suo difensore, non ha rilasciato alcuna dichiarazione spontanea e ha fatto scena muta. La sua presenza ha turbato la madre della vittima che si è dovuta allontanare, per poi fare ritorno solo quando Garlaschi è stato riportato nel carcere di San Vittore.
Andrea, il fratello della vittima, da poco diventato maggiorenne, ha assistito al processo in lacrime e alla lettura della sentenza. E' uscito dall'aula sempre piangendo dando un pugno al muro. Stefano Faoro, padre di Jessica, a udienza conclusa, ha detto che Garlaschi non ha saputo dare nessuna spiegazione del suo gesto, non ha chiesto scusa né ha manifestato alcun segno di pentimento in aula.
Per questo si è dichiarato "felice" per l'ergastolo dato all'assassino di sua figlia, per cui non prova né pietà né odio. La mamma della ragazza, Annamaria Natella, ha espresso soddisfazione per la sentenza, ma ha detto che per lei non cambia nulla perché nessuno le ridarà indietro sua figlia. All'esterno, le amiche di Jessica esibivano cartelli con scritto 'Non è normale che sia normale' per protestare contro la violenza sulle donne.
Jessica Valentina Faoro, una fine atroce
Jessica, figlia di un tranviere che però non conosceva Garlaschi, ha avuto una vita difficile e una fine atroce. Aveva solo 19 anni, era cresciuta in comunità protette ed era stata alla fine in una per ragazze madri. Era finita nella casa del suo carnefice proponendosi come ragazza alla pari: svolgeva mansioni domestiche in cambio di un posto letto.
L'uomo con un precedente per stalking nel 2014, le aveva proposto giochi erotici con oggetti quali maschere e frustini che comprava e rivendeva on-line, oltre ad intimo sexy. Lei spaventata era scappata. Poi purtroppo, per andare a riprendere il suo cane e la sua roba, nei giorni seguenti era tornata nella casa maledetta. Garlaschi, approfittando dell'assenza della moglie che era rimasta a dormire dalla madre, la sera dell'omicidio le aveva fatto nuove avances.
Al rifiuto di Jessica, l'aveva uccisa barbaramente infierendo su di lei con 85 coltellate. L'aveva colpita al volto, all'addome, agli arti inferiori. Poi si era sbarazzato dei propri indumenti coperti di sangue gettandoli nella spazzatura condominiale; aveva tentato di cancellare le tracce lavando il coltello e il pavimento della stanza dell'omicidio. In un primo momento si era allontanato dal luogo del delitto, per poi rivolgersi al portiere denunciando di avere una ragazza morta in casa e di chiamare la polizia.