Un accordo tra il pm Roberto Piccione e l’avvocato della difesa Pietro Caporello ha evitato che la vittima rivivesse in aula il dolore di anni ed anni di abusi. Così sono stati acquisiti dalla giuria i verbali con le testimonianze, rilasciate in passato ai carabinieri, di una 22enne di Padova, la cui adolescenza è stata segnata per sempre dalla perversione del fratello maggiore. Infatti lunedì scorso, nel corso del processo in cui l’uomo, oggi 32enne, è accusato di violenza carnale ed incesto, la giovane e la psicologa che la segue da anni avrebbero dovuto ricostruire la vicenda, ma si è preferito tutelare la ragazza.

Quindi sono state messe agli atti le parole che la donna aveva usato per descrivere l’inferno vissuto a casa sua – non appena i genitori uscivano per andare a lavorare – di cui aveva taciuto troppo a lungo.

Dai regalini agli abusi, in uno spaventoso crescendo

Ormai il processo è alle battute finali: la lettura della sentenza è attesa per il prossimo 18 marzo. Così, finalmente, la 22enne potrà cercare di iniziare a rimuovere l’orrore cominciato nel 2009 e vissuto fino al 2015, quando, compiuti i 18 anni, ha deciso di andare via di casa e denunciare il fratello ai carabinieri, con il supporto del suo avvocato, Simone Guglielmin.

Il percorso di dolore e paura era partito gradualmente: inizialmente il giovane si era limitato a fare dei regali alla sorellina.

In seguito il mostro ha manifestato sempre più chiaramente la sua ossessione verso la piccola di casa, che esplodeva non appena i due rimanevano soli: prima i bacini e poi le carezze nelle parti intime. Ma il peggio doveva ancora arrivare: in un continuo crescendo, dopo alcuni mesi, l’uomo ha costretto la sorella ad avere dei rapporti orali.

La violenza ed il coraggio di dire basta

Purtroppo il bruto non si è fermato lì: un giorno, quando la ragazza aveva solo 13 anni, l’ha violentata, prendendola con la forza. “Mi diceva che era tutto un gioco” aveva raccontato la vittima ai carabinieri, non trascurando dettagli e particolari, per confermare la veridicità delle sue parole.

La giovane ha rivelato di essersi resa conto della gravità della situazione quando ha visto il sangue: no, quello non poteva decisamente essere un svago innocente tra fratelli, come il bruto aveva cercato di farle credere.

Come riportato dal Gazzettino, che per primo ha rivelato la vicenda, sono dovuti passare diversi altri anni, prima che la 22enne trovasse la forza di raccontare la sua storia a qualcuno e di denunciare il fratello. Non lo ha mai detto ai genitori, rimasti sempre all’oscuro dalla vicenda, mentre gli abusi continuavano. Il padre e la madre della ragazza, descritti dagli inquirenti come brave persone abituate a lavorare, non hanno mai sospettato nulla delle violenze compiute ogni volta che fratello e sorella rimanevano da soli in casa.