Nella notte tra il 22 e il 23 dicembre, proprio quando in gran parte del mondo ci si prepara per le festività natalizie che dovrebbero essere foriere di pace e tranquillità, un violento tsunami ha colpito l'Indonesia, causando almeno 20 morti e oltre 160 feriti. Un bilancio che purtroppo rischia di essere provvisorio.

Lo tsunami avrebbe colpito in particolar modo le coste attorno a Sunda Strait, tra le isole Giava e Sumatra. Secondo alcuni media locali la causa della catastrofe naturale sarebbe da attribuire all'intensa attività di un vulcano, di nome Krakatoa.

L'Indonesia non è purtroppo nuova a questo tipo di tragedie, l'ultimo era avvenuto solo pochi mesi fa, precisamente a fine settembre.

Il paese

L'Indonesia è un paese sicuramente a rischio tsunami, non fosse altro perché è il più grande Stato arcipelago del mondo. Infatti è composto da ben 17.508 isole, anche se circa 15 mila di esse sono disabitate.

In ogni caso l'Ambiente è anche una grande risorsa per l'Indonesia, basti pensare che nel paese c'è il secondo più alto livello di biodiversità del pianeta terra. Al primo posto di questa speciale classifica si piazza il Brasile.

Lo tsunami di ottobre in Indonesia aveva causato oltre 1200 morti

In seguito all'ultima grave catastrofe naturale nel paese, avvenuta poco meno di tre mesi fa, si è creata una situazione molto difficile in Indonesia.

Le oltre 1200 vittime, i migliaia di edifici distrutti, si sono abbattuti su di un paese già povero e pieno di contraddizioni e problemi. Presa dalla disperazione, la popolazione era in alcuni casi addirittura ricorsa ai saccheggi, con le forze dell'ordine e i militari costretti a sparare sulla folla per contenere la situazione.

Molti detenuti (si stima più di mille) fuggirono dalle carceri crollate o in preda alle scosse, e i dispersi furono numerosissimi. Per fronteggiare una situazione che sembrava ingovernabile il governo indonesiano si era così trovato costretto a chiedere aiuti internazionali. Il mondo reagì immediatamente rispondendo positivamente alla richiesta accorata dell'Indonesia e aiuti e solidarietà sono giunti da numerosi paesi: dalla Turchia alla Corea, passando per gli stati membri dell'Unione Europea.

Sono passate solo poche settimane da allora e ci si domanda come si potrà affrontare adesso questa nuova emergenza, quando la precedente è appena stata messa alle spalle e la ricostruzione non è ancora iniziata.