“Grazie a Polizia di Stato per questa importante vittoria" ha commentato così Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, il blitz che si è svolto stamani in provincia di Latina e che ha portato visto l'arresto di sei persone con l’accusa di violazione sulla normativa del caporalato, e al sequestro di beni per un valore complessivo di circa 4 milioni di euro.
Sono 400 gli stranieri caduti vittime dell’organizzazione criminale, costretti a prestare manodopera agricola per 12 ore al giorno con una paga di 4 euro all’ora, la metà di quanto previsto dal contratto collettivo nazionale.
Stipati in furgoni, i braccianti, in prevalenza rumeni e nord africani, venivano trasportati da un paese all’altro in condizioni disumane e senza che gli venisse garantito alcun tipo di diritto. Alcuni di loro provenivano dai Cas, centri di accoglienza straordinaria, ed erano dunque in attesa di ottenere la protezione internazionale.
Oltre ai 6 arresti, figurano 50 indagati a cui si contestano tra gli altri, i reati di intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro, estorsione e riciclaggio. Le indagini iniziate circa un anno e mezzo fa, hanno portato alla luce un sistema del quale facevano parte esponenti sindacali e un ispettore al lavoro.
I lavoratori avevano infatti tra gli obblighi da rispettare, pena il licenziamento, quello dell’iscrizione al sindacato.
Tra le persone finite in manette compaiono anche due donne che tramite la Società Cooperativa Agri Amici di Sezze in provincia di Latina si occupavano della recluta di braccianti da fornire come manodopera a diverse aziende agricole del territorio.
Caporalato: da nord a sud, un fenomeno in costante crescita
Il recente blitz di Latina è solo l'ultimo di una lunga serie di vicende che hanno come protagonisti caporali, aziende agricole e stranieri disposti a lavorare in qualsiasi condizione pur di guadagnarsi un pasto.
Un rapporto dell'Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil rivela infatti che in Italia sono coinvolte nel sistema del Caporalato circa 15.000 persone e 30.000 aziende agricole, un dato spaventoso e in continuo aumento.
Secondo i dati dello studio dell'Osservatorio, l'organizzazione dei caporali è di tipo gerarchico e vede in cima alla piramide il caposquadra, colui che possiede i mezzi di trasporto e si occupa della fase organizzativa, accanto vi è il caporale violento che impone ai braccianti il costo di trasporto, cibo, acqua e talvolta l'alloggio e infine le squadre di caporali che mantengono i rapporti con le organizzazioni criminali, talvolta mafiose e gestiscono la tratta di esseri umani.
A mano a mano che scendiamo verso la base della piramide troviamo un gruppo di caporali più numeroso che è in contatto diretto con i braccianti, come i caporali-autisti e i reclutatori.
Il fenomeno è osservabile da nord a sud con grande diffusione nelle regioni Sicilia, Toscana e Puglia dove il numero di arresti e denunce per caporalato è rispettivamente del 15%, 11% e 10% rispetto al totale, ma il nord non è da meno con Lombardia (7%) e Veneto (8%). Un fenomeno dunque che interessa per intero il nostro Paese.