Non in mio nome: la prima a reagire è stata Marina Conte, la mamma di Marco Vannini. La donna, al grido di "vergogna" e di "non in nome del popolo italiano, certo non del mio", ieri pomeriggio in un'aula del tribunale di Roma ha interrotto la lettura della sentenza emessa dalla corte d'Assise d'Appello sull'omicidio del figlio avvenuto il 18 maggio 2017. Si è diretta verso il tavolo dei giudici e li ha apostrofati con tutto il fiato che aveva in gola gridando: "La giustizia non è uguale per tutti, Mi farò giustizia da sola”.
Il verdetto ha ribaltato la decisione dei giudici di primo grado: il principale accusato, Antonio Ciontoli, è stato condannato non più per omicidio volontario con dolo eventuale, ma per omicidio colposo con pena ridotta da 14 anni di reclusione a soli 5.
Oltre allo sdegno di amici e parenti dentro e fuori dell'aula, immediata l'ondata di ignazione on line. Anche con due petizioni, che hanno raggiunto in poche ore una oltre 15 mila firme, l'altra quasi 50 mila iscritti.
Con l’hashtag #noninmionome, l'Italia on line chiede giustizia
Non si è fatta attendere la reazione del popolo italiano on line non appena si è diffusa la notizia della sentenza che ha ridotto di nove anni la pena ad Antonio Ciontoli, sottoufficiale di Marina in forza ai Servizi Segreti: dalla sua pistola è partito il colpo che ha raggiunto Marco. Il ragazzo 21enne era il fidanzato della figlia Martina e si trovava nella villetta della famiglia a Ladispoli quando è stato ferito.
Per gli altri familiari, la moglie Maria Pezzillo, i figli Martina e Federico, tutti implicati nella morte del ragazzo e tutti già accusati in primo grado di omicidio colposo, è stata confermata la condanna a tre anni, oltre che l'assoluzione per la fidanzata del figlio Federico, Viola Giorgini. Tutta la famiglia era presente al momento del ferimento, Marco poteva essere salvato, come dimostrato da più perizie, ma i soccorsi sono stati chiamati tardi e senza dire che era stato ferito con un'arma da fuoco, ma adducendo bugie.
Con l’hashtag #noninmionome, lanciato da Cerveteri dove abitano i genitori di Marco, si è propagata sui social una catena di sostegno alla famiglia Vannini. L'Italia telematica contesta la sentenza, protesta la morte della giustizia e si rivolge direttamente al ministro Alfonso Bonafede attraverso una delle due petizioni sulla piattaforma change.org.
Moltissimi cittadini stanno dando la loro adesione in queste ore e il gruppo Facebook 'Giustizia e verità per Marco Vannini', fa quasi raggiunto i 50mila iscritti. Sui social, da Tweet a Instagram, centinai i messaggi in cui si chiede giustizia per Marco.
Marco Vannini, per i genitori è stato assassinato di nuovo
Ieri pomeriggio mamma Marina, disperata e rabbiosa, è stata portata fuori dell'aula giudiziaria dai carabinieri. Ed ora, ultimo paradosso, mentre a Ciontoli è stata ridotta la pena di nove anni, lei rischia di essere denunciata e incriminata per interruzione di pubblico servizio durante la lettura della sentenza.
"Per i genitori, il figlio è stato assassinato di nuovo", ha detto Celestino Gnazi, l'avvocato della famiglia Vannini definendo più che comprensibile la reazione furibonda di Marina come del marito Valerio, dopo aver tentato "il possibile e l'impossibile".
Riferendosi alle parole di una canzone di Francesco De Gregori, il legale ha detto: "Cercavi giustizia ma trovasti la legge". Ora dovranno aspettare 45 giorni per leggere la motivazione della sentenza e proporre poi ricorso in Cassazione.
Sindaco di Cerveteri: 'Giustizia è morta'
Il primo cittadino di Cerveteri, Alessio Pascucci, ha subito messo le bandiera a lutto e invita i sindaci delle città italiane a fare altrettanto per Marco Vannini e tanti che come lui hanno perso la vita senza che lo Stato italiano gli abbia riconosciuto verità e giustizia.
Pascucci ha pubblicato su Facebook un post molto duro. Ritene che uno Stato in cui un ragazzo venga ucciso e i suoi assassini non siano puniti, non sia "uno Stato di diritto, ma è uno Stato in cui la giustizia oramai è morta e le Istituzioni non sono più un riferimento credibile per i cittadini".