Il Brasile è intenzionato a mantenere l’impegno preso con l’Italia su Cesare Battisti. Così la polizia ha continuato a cercare l’ex membro dei Pac (Proletari armati per il comunismo), per poterlo consegnare alla giustizia del nostro Paese, dove deve scontare la condanna per essere stato implicato in quattro omicidi. Ma l’ex terrorista aveva fatto perdere le proprie tracce subito dopo che Luis Fux, giudice del Supremo Tribunale Federale, aveva emesso un mandato di arresto contro di lui. Secondo il quotidiano Estadao, gli inquirenti in questi giorni non hanno mollato la presa, preferendo tuttavia far calare il silenzio sulla vicenda, per indurre Battisti a credere che le ricerche fossero state ridotte e quindi a fare qualche passo falso; in realtà le operazioni si sono concentrate in Amazzonia, dove si ritiene che possa essersi rifugiato.

Perquisite le ambasciate di Bolivia e Venezuela

Ma non basta: sempre secondo la stampa locale, nelle scorse ore sarebbero state perquisite due ambasciate a Brasilia – quella del Venezuela e quella della Bolivia – alla ricerca di Battisti.

Tuttavia le operazioni sarebbero state infruttuose. Il personale diplomatico ha assicurato di non aver dato asilo all’ex terrorista, facendo sapere che il fuggitivo non era mai passato di lì.

Era stata proprio l’ultima compagna di Battisti, ossia la donna che gli è stata accanto dal 2012 al 2017 e che gli ha dato anche un figlio, a raccontare la sua intenzione di rifugiarsi in un'ambasciata straniera, esattamente come aveva fatto Julian Assange.

In questo modo sarebbe potuto sfuggire alla polizia brasiliana, dopo che il precedente presidente Michel Temer, poco prima di lasciare l'incarico, aveva firmato il decreto che autorizzava l'estradizione in Italia.

Una pista che porta fino in Amazzonia

Ma questa pista si è rivelata sbagliata. Adesso se ne segue un’altra, rivelata da alcuni informatori confidenziali all’intelligence brasiliana: Cesare Battisti si sarebbe rifugiato in Amazzonia, in attesa di varcare il confine e stabilirsi in qualche altro Paese più benevolo con lui.

Però le ricerche, che continuano senza sosta, non hanno ancora portato a nessun risultato.

Quindi il presidente eletto Jair Bolsonaro, che si è appena insediato alla guida del Brasile, sembra intenzionato a mantenere la promessa di riconsegnare all'Italia il fuggitivo, da lui fatta in campagna elettorale.

Sembra ormai lontanissimo il 2010, quando il presidente Lula Da Silva, per opporsi ai giudici che volevano estradare l’ex Pac, era arrivato perfino a concedergli la residenza permanente in Brasile, proprio nel corso delle ultime ore del suo mandato.