La morte di Mattia Mingarelli, il giovane agente di commercio comasco ritrovato senza vita in Valmalenco la vigilia di Natale, è ancora un mistero. Sebbene l'autopsia effettuata nei giorni scorsi abbia ridimensionato l'ipotesi dell'omicidio, gli inquirenti devono far luce ancora su molti punti oscuri. In attesa degli esami tossicologici, quindi, domani - venerdì 4 gennaio - verrà effettuato un sopralluogo per cercare di stabilire, con esattezza, il percorso compiuto dal trentenne.
Il sopralluogo
Mattia Mingarelli è stato ritrovato il 24 dicembre da alcuni sciatori sotto un pilone della seggiovia della ski-area "Chiesa in Valmalenco-Palù", non lontano dal rifugio Ai Barchi a Chiesa In Valmalenco (in provincia di Sondrio).
L'esame autoptico - eseguito dall'anatomopatologo Paolo Tricomi di Lecco - non ha evidenziato segni di violenza, ma delle fratture alla testa (che potrebbero essere state causate sia da una caduta sia da colpi inferti con un corpo contundente). Così, per cercare di chiarire la dinamica dell'accaduto, domani il perito della famiglia Mingarelli, Umberto Genovese (dell’Istituto di Medicina legale dell’Università Statale di Milano), il patologo Tricomi, incaricato dal pm, e i carabinieri di Sondrio, coordinati dal tenente colonnello Emanuele De Ciuceis, effettueranno un sopralluogo nei boschi della zona per ricostruire l’ipotetico percorso compiuto dal ragazzo.
La scomparsa, il ritrovamento e le indagini
Lo scorso 7 dicembre, Mattia Mingarelli aveva raggiunto la Valmalenco in compagnia del suo cane Dante: voleva trascorrere qualche giorno sulla neve, nella baita di famiglia, in occasione del ponte dell'Immacolata.
Quello stesso giorno, però, il giovane - agente di commercio presso la Trussoni Beverage di Dubino (Sondrio) - ha fatto perdere le sue tracce.
Per settimane una task force di volontari e forze dell'ordine lo ha cercato senza fortuna lungo i sentieri, nei boschi, nei dirupi e nei laghetti della zona. Poi, il 24 dicembre scorso, il tragico epilogo: alcuni turisti lo hanno trovato, casualmente.
Nella ricostruzione fatta dagli inquirenti ci sarebbe un "buco nero" di 2/3 ore.
Pare che il ragazzo abbia trascorso parte della serata con il gestore del rifugio Ai Barchi, Giorgio del Zoppo, ma il racconto dell'uomo, ascoltato più volte, ma non indagato, presenterebbe alcune incongruenze. Nei giorni scorsi, gli uomini del Ris di Parma hanno prelevato dalla struttura (ancora sotto sequestro) il pc ed il telefono del rifugista e li stanno analizzando.
Nelle prossime settimane, inoltre, dovrebbero arrivare anche gli esiti degli esami tossicologici.