Un nuovo terremoto giudiziario scuote gli ambienti della giustizia pugliese, e non solo. Nelle scorse ore infatti sono finiti agli arresti due magistrati. Gli stessi erano precedentemente in servizio presso la Procura di Trani, ora invece esercitavano la loro professione a Roma, rispettivamente come giudice e sostituto procuratore: si tratta di A.S e M.N. Gli stessi sono indagati per i reati di associazione a delinquere, corruzione in atti giudiziari e falso. La nuova indagine che ha scosso l'ambiente giudiziario è partita da Lecce. La Procura del capoluogo salentino ha infatti coordinato queste nuove indagini affidate ai Carabinieri.

Al centro dell'inchiesta però non sono finti solo i due magistrati, ma anche un ispettore di Polizia che era in servizio a Corato, località nel barese: quest'ultimo si sarebbe messo al servizio di un imprenditore locale, F. D.I. che sarebbe stato il punto di collegamento con uno dei magistrati finiti al centro dell'inchiesta.

Sentenze a favore in cambio di soldi e preziosi

Secondo quanto riferisce la stampa locale e nazionale, pare che i legali avrebbero garantito l'esito positivo di alcune vicende giudiziarie riguardanti gli stessi imprenditori. Tra le sentenze che sono finite sotto osservazione dell'Autorità Giudiziaria vi sarebbe anche quella relativa al caso dell'imprenditore Luigi D'Agostino, come si ricorderà vicino a Tiziano Renzi, padre dell'ex premier Matteo.

Per altri due avvocati invece, rispettivamente dei Fori di Bari e Trani, le autorità hanno disposto l'interdizione dai pubblici uffici per un anno. Il denaro versato ammonterebbe a svariati milioni di euro, per questo sono stati sequestrati numerosi conti correnti e beni intestati alle persone finite sotto inchiesta. Non solo soldi, ma anche pietre preziose e gioielli sarebbero stati usati come lauto compenso per le prestazioni in favore ottenute.

Tutte le ordinanze sono state firmare dal procuratore salentino Leonardo Leone De Castris e Roberta Lucci.

La Procura: pericolo di reiterazione del reato

Secondo quanto riferisce la stessa Procura, è stato necessario per gli indagati disporre della misura cautelare in quanto ci sarebbe il concreto pericolo che questi possano continuare la loro attività contraria ai dover d'ufficio. Inoltre, le indagini sono state condotte dalla Procura salentina in base all'articolo 11 del Codice di procedura penale.