L'ultima strada praticabile è un tunnel verticale, anzi due. Oggi alle 14 sono iniziati i lavori per scavare due cavità verticali e raggiungere Julen, il bambino di due anni e mezzo caduto domenica scorsa in un pozzo del diametro di appena 25 centimetri e profondo oltre cento, diventato figlio di tutta la Spagna mobilitata per salvarlo.
Lunedì, dopo un tentativo fallito nei giorni scorsi, dovrebbe essere la giornata decisiva, quella in cui si saprà se il piccolo è vivo o morto, se il miracolo in cui vogliono e devono credere, oltre ai genitori, tutti quelli che da sei giorni sono al lavoro senza sosta nelle campagne di Malaga, potrà accadere.
Se è vero, come dicono alcuni esperti, che in quelle condizioni, senza bere né mangiare, si possa sopravvivere anche otto-dieci giorni. Il georadar ha segnalato un'ampia cavità che consentirebbe al piccolo di respirare.
Ultima chance, due tunnel verticali
Sono iniziati oggi in primo pomeriggio i lavori, quelli decisivi, per scavare due tunnel verticali paralleli al pozzo. Si tratta dell'ultima possibilità di raggiungere il piccolo Julen rimasto intrappolato nelle viscere della terra domenica scorsa, dopo essere caduto in un foro di carotaggio per cercare l'acqua, mentre giocava su un terreno dove genitori e alcuni parenti stavano facendo un picnic.
Oltre al destino beffardo che ha fatto precipitare un bambino di 11 chili in un pozzo strettissimo e profondissimo, ad intralciare il lavoro di chi tenta di salvarlo, o almeno di recuperare il suo corpo, ci si sono messe una serie infinita di complicazioni: prima la frana subito dopo la caduta del bimbo che ha ostruito il passaggio di una sonda, poi le piogge incessanti, la difficoltà di trasportare macchinari speciali e imponenti provenienti dall'altro capo della Spagna, la geologia e stratigrafia di un terreno instabile, fatto di un'alternanza di rocce friabili e dure.
Ora, 300 soccorritori che si alternano in turni da 100 ogni otto ore, dovranno vedere come reagisce alla morfologia del suolo la super talpa, il trapano dell'imponente Mait 260 capace di perforare l'ardesia. Se dovesse impattare una roccia troppo spessa, sarà necessario cambiare la punta per cercare di arrivare alla profondità di 80 metri dove si presume sia Julen.
A quel punto inizierà una fase delicatissima: si dovrà scavare una galleria orizzontale per arrivare al piccolo. Il compito finale spetterà a un equipe specializzata di minatori, due o tre, che con un martello pneumatico apriranno un passaggio tra il tunnel appena perforato e quello dove è il bambino. Infine, un solo uomo lo percorrerà puntellando centimetro per centimetro il soffitto con assi di legno per evitare cedimenti.
Ma ci vorranno molte ore, almeno 36.
Totalan, paese stravolto e mobilitato
I lavori vanno avanti a oltranza da quando, poco dopo le 14.30 di domenica, è stato dato l'allarme. Da sei giorni la collina che tiene "imprigionato" il bambino nelle campagne di Totalan, alle porte di Malaga, ha cambiato fisionomia: è stata sbancata per costruire in tempi record una piattaforma ed è occupata da trivelle pesanti tonnellate. Sembra di stare in un enorme cantiere occupato da ruspe e operai in vista della costruzione di una qualche faraonica opera pubblica. Tutt'attorno telecamere e giornalisti come a Vermicino nel 1981, quando Alfredino Rampi cadde in un pozzo, e centinaia di persone che sostano e pregano.
Il fatto che il pccolo sia stato localizzato da un georadar in una cavità alimenta le speranze di trovarlo vivo, perchépotrebbe respirare. Il tentativo di salvarlo è diventato il compito di una comunità, anzi di un Paese intero: "È come se fosse il figlio di tutti noi," ha detto Angel García Vidal, ingegnere capo che guida i soccorsi. Il dramma dei genitori di Julen, che già hanno perso il primogenito, è diventato un dramma nazionale con risonanze emotive su scala planetaria. Gli abitanti di Totalan, paesino di 700 abitanti, hanno messo a disposizione le loro case per far riposare i soccorritori. Nessuno vuole mettere la parola fine a questa brutta storia, se non quando sarà la realtà a dare la risposta.