Un intero Paese vive ore d'angoscia e segue, momento per momento, le operazioni che ormai da cinque giorni stanno impegnando un centinaio di tecnici nel tentativo di salvare Julien. Il bambino di appena due anni e mezzo, è intrappolato da domenica in un pozzo, largo appena 25 centimetri ma profondo 110 metri, che si trova nelle campagne di Totalán, vicino Malaga.

Tutti si chiedono se sia vivo o se, come accadde 37 anni fa a Vermicino ad Alfredino Rampi, quando si riuscirà a riportarlo alla luce sarà troppo tardi. Le ultime notizie non sono affatto incoraggianti: un primo tentativo di salvarlo è fallito.

Bimbo nel pozzo, fallito il tentativo di scavare un tunnel

Nel primo pomeriggio della scorsa domenica, Julien è caduto in un pozzo di prospezione non recintato né protetto, mentre giocava con un altro bambino nella proprietà di un familiare. I genitori, José Rosello e Victoria Garcia, stavano preparando una paella all'aperto con altri familiari. Ad accorgersi dell'accaduto e dare l'allarme, è stato proprio il padre con una cugina.

Da quel momento, sono al lavoro senza sosta moltissimi soccorritori, tra vigili del fuoco, uomini della protezione civile, ingegneri e tecnici specializzati nelle operazioni di salvataggio estremo in miniere e caverne. Le dimensioni ridotte della circonferenza del pozzo in cui è precipitato Julen, hanno impedito a chicchessia di calarsi fisicamente all'interno.

Il tentativo di scavare un tunnel orizzontale perpendicolare al pozzo per raggiungere il bambino che si ritiene sia rimasto intrappolato a 80 metri, si è rivelato fallimentare a causa della morfologia del terreno, friabile e quindi molto instabile.

I soccorritori lavorano ora per aprire due gallerie verticali, parallele al pozzo, con l'aiuto di minatori esperti delle Asturie e dell'impresa svedese 'Stockholm Precision Tools AB', che localizzò e trasse in salvo i 33 operai imprigionati in una miniera in Cile nel 2010.

Ma l'operazione, come spiegato dall'ingegnere Juan Lopez, richiede tempo. Almeno due giorni, quattro secondo il quotidiano El mundo. Un'enormità in una situazione in cui ogni minuto che passa fa diminuire la speranza di trovare vivo il bimbo. E ad aggravare il tutto, c'è anche il fatto che nei prossimi giorni sono previsti temporali.

La sonda con telecamere immessa nella fenditura, ha visualizzato solo un pacchetto di caramelle che Julen aveva con sé, ma non le immagini del bambino. L'esame del Dna di capelli trovati e tracce biologiche, ha confermato la presenza del piccolo nella cavità neutralizzando chi metteva in dubbio il racconto dei genitori. Intanto il buco è stato coperto e intubato per evitare nuovi crolli e cedimenti che potrebbero seppellire il bambino.

'Siamo tutti Julen'

Bambini, adulti, anziani. Oltre alla partecipazione di chi segue alla tv o tramite smartphone gli aggiornamenti della vicenda, centinaia di persone stazionano direttamente sul luogo della sciagura. Esibiscono cartelli con scritte quali 'Siamo tutti Julen', 'Forza Julen': cercano di incoraggiare i soccorritori ma soprattutto i genitori del piccolo che da domenica non si sono mossi da lì e, spossati, dichiarano di essere morti interiormente anche se sperano in un miracolo.

Sperano che l'altro figlio, il primogenito morto tre anni fa a soli tre anni per un malore, sia diventato un angelo del cielo, che li protegga e che aiuterà il fratellino ad uscire vivo da lì.

Julien non ha mai risposto ai richiami dei soccorritori, ma potrebbe essere ancora vivo. Ad attivare speranze, è Josè Antonio Berrocal, presidente della Federazione andalusa di Speleologia, secondo il quale la conformazione delle rocce sotterranee potrebbe consentire il passaggio dell'aria. Un tappo formatosi nel punto in cui dovrebbe essere Julen, gli permetterebbe di respirare. Berrocal vuole credere nel miracolo: riferisce di casi simili in cui persone hanno resistito anche 10 giorni senza mangiare né bere. Nel 1987, fu estratta viva Jessica McClure, una bimba di appena 18 mesi, rimasta 58 ore in fondo a un pozzo profondo quasi 9 metri. Alfredino però non ebbe scampo.