Erano e resteranno, forse per sempre, ufficialmente disperse. L'espressione vaga sta a intendere che non c'è più alcun margine di speranza di poter dare almeno una degna sepoltura ai corpicini di due neonate. Dallo scorso 20 dicembre quando a Roma Pina Orlando, di 38 anni, uscì di casa la mattina presto con Sara e Benedetta, le sue gemelline di neanche quattro mesi, per poi lanciarsi nel Tevere da ponte Testaccio, delle piccole non c'è più traccia.

La loro scomparsa resta un mistero che incupisce ancor di più un enorme dramma familiare. Il fiume è stato scandagliato palmo a palmo per giorni, ma senza alcun esito.

E ora i soccorritori hanno deciso di interrompere le ricerche.

Gemelline, cessate le ricerche nel Tevere

Da quel terribile 20 dicembre quando si è consumata una tragedia familiare che ha sconvolto e commosso l'Italia, da ponte Testaccio a Focene, un tratto di circa 20 chilometri, il Tevere è stato percorso migliaia di volte. E' stato passato al setaccio con radar speciali, perlustrato da sommozzatori, monitorato dall'alto con elicotteri, percorso dai gommoni della Polizia fluviale e dei Vigili del fuoco. Infine, sono state utilizzate anche le più moderne tecnologie: con uno speciale ecoscandaglio digitale, è stato monitorato il fondale per fissare in immagini esatte ogni dettaglio. I fotogrammi sono stati poi visionati e studiati al computer.

Non è stato lasciato niente di intentato, ma tutti gli sforzi sono stati vani. Non è stato trovato nulla che potesse far pensare alle sagome di due bambine piccolissime.

Le due neonate Sara e Benedetta, che la loro mamma Pina Orlando ha portato con sé avvolte in una coperta bianca quando ha deciso di togliersi la vita in una fredda mattina qualche giorno prima della vigilia di Natale, non c'è traccia.

Non sono riemerse dal fondo limaccioso del fiume. Della donna, invece, fu trovato il corpo dopo poche ore all'altezza di Ponte Marconi, a due chilometri di distanza da dove si era lanciata. E ora, trascorsi due mesi, i soccorritori hanno comunicato ufficialmente che si sono arresi. Certo, i corpicini potrebbero essere stati trasportati dalla corrente oltre la foce del fiume, trascinate in alto mare dalle onde.

Un dolore in più per Francesco, il papà delle piccole, che già vive la perdita della moglie. E con lui per i familiari e la comunità molisana di Agnone, terra d'origine della coppia.

Tragedia familiare, il dolore di una mamma

In previsione di un parto plurigemellare e per avere la migliore assistenza medica, Pina e il marito da alcuni mesi si erano trasferiti da Agnone a Roma. Da quando lo scorso agosto aveva partorito al policlinico Gemelli, Pina conviveva con una preoccupazione crescente. Un dolore nel cuore non le dava tregua e non è riuscita a contenerlo. Della sua sofferenza ai familiari non aveva mostrato l'immensa portata: la nascita delle bambine che doveva essere un momento di gioia pura, era diventata fonte di angoscia.

Delle tre gemelline, una era morta subito dopo la nascita. Sara e Benedetta erano nate premature e con problemi di salute. Delle due, una era completamente cieca e non avrebbe potuto mai vedere, mentre l’altra avrebbe avuto per tutta la vita deficit deambulatori. La storia ha colpito profondamente l'opinione pubblica e lasciato molti interrogativi, oltre ad aver obbligato la procura di Roma ad aprire un'inchiesta per suicidio omicidio. Forse la fecondazione assistita a cui Pina si era sottoposta in vista della gravidanza tanto sognata, gli scompensi ormonali provocati dai farmaci utilizzati, insieme alla notizia della bimba morta e delle altre due malate, hanno inciso sulla condizione della donna fino al punto di non ritorno.