In queste settimane è tornato alla ribalta nazionale il caso relativo alla 'strage di Erba', avvenuta nel comasco dodici anni fa. Un omicidio multiplo dove hanno perso la vita Raffaella Castagna, suo figlio, Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e una vicina di casa Valeria Cherubini . Rimasto gavemente ferito, invece, Mario Frigerio, dopo essere stato soccorso sul pianerottolo da alcuni vicini. Una tragica vicenda che sembrava chiusa, dopo l'arresto dei coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi, considerati gli autori della strage. E' stata la trasmissione televisiva Le Iene a riaprire nuovi dubbi e a provare ad indagare a fondo sul caso.
La scorsa settimana è stata, infatti, trasmesso un servizio speciale sul delitto di Erba, dal titolo emblematico 'Rosa e Olindo: due innocenti all'ergastolo?'. Dopo 7 giorni dalla messa in onda del servizio, emergono nuovi dettagli: sono stati ritrovati dei reperti mai analizzati, che potrebbero riaprire il caso sull'omicidio compiuto dai coniugi Romano. A dare notizia della svolta clamorosa è stato proprio l'avvocato che da dodici anni si batte per dimostrare la loro innocenza, Fabio Schembri.
Prove che potrebbero riaprire il caso
L'avvocato Schembri ha fatto sapere che, in data 6 febbraio 2019, il Tribunale di Como ha comunicato il ritrovamento di uno scatolone che conteneva cinque plichi, sempre riferiti alla strage.
Si tratta, in particolare, di una tanica, otto coltelli, un affilacoltelli, un abbonamento e un cellulare. Questo reperto sarebbe il più particolare di tutti, poiché non sarebbe appartenuto a nessuna delle vittime presenti sulla scena del crimine. Nel plico, in cui è stato trovato il telefono, c'era anche un abbonamento intestato a Raffaella Castagna, ma è stato il marito della stessa, Azouz Marzouk, a dichiarare, di fronte alle telecamere della trasmissione Mediaset, che quel cellulare non apparteva a Raffaella.
Suo, invece, un altro telefono, trovato sempre sulla scena del crimine, precisamente un cellulare a marchio Nokia. Il legale, inoltre, ha sottolineato che lo scatolone, al momento del ritrovamento, risultava inspiegabilmente già aperto. Non ci sono indicazioni su quando, da chi e perché il plico sia stato aperto. Tra l'altro, come riporta il settimanale Oggi, questi reperti si credevano essere stati distrutti la scorsa estate.
Questi reperti, quindi, alla luce anche di quanto emerso in queste ultime settimane, potrebbero sicuramente far riaprire il caso su una triste vicenda che sembrava assolutamente chiusa.
La difesa aveva già chiesto di riaprire il caso
Già nel settembre del 2014 gli avvocati della difesa, e quindi lo stesso Schembri e Luisa Bordeaux, avevano chiesto di riaprire il caso, poiché affermavano di avere elementi utili in questo senso. Rosa Bazzi attualmente sta scontando la pena prevista nel carcere di Bollate, mentre il suo coniuge, Olindo Romano, si trova rinchiuso nella casa circondariale di Opera. Molto probabilmente, nelle prossime settimane, o al massimo già nei prossimi mesi, si potrebbero avere ulteriori colpi di scena. Non ci resta che attendere per scoprire nuovi dettagli e aggiornamenti che saranno diffusi tramite l'inchiesta di Antonino Monteleone e Marco Occhipinti.