A Caracas sono ormai più di 15 ore che non si riesce a risolvere il blackout della rete elettrica che ha colpito il Venezuela. Tra i servizi fuori funzione troviamo la metro della città e la rete telefonica, mentre gli aerei sono stati dirottati su altri aeroporti, ma ciò che preoccupa maggiormente sono i macchinari delle strutture sanitarie della Capitale.

Misure di sicurezza messe in atto in Venezuela

Il governo venezuelano, davanti già alle prime difficoltà, ha deciso di sospendere momentaneamente le attività lavorative in tutto il Paese. All’inizio, questa misura era stata messa in vigore per un solo giorno e con lo scopo di facilitare la riattivazione del sistema elettrico, ora, innanzi a una reale difficoltà nel ripristinare il servizio elettrico non sembra esserci nessuna volontà di annullare la decisione ma, invece, si prevede una proroga.

Da qualche anno, soprattutto in concomitanza con la grave crisi economica del paese, le interruzioni momentanee di corrente erano all’ordine del giorno ma mai di così lunga durata.

Proprio per questa motivazione, in un primo momento Maduro aveva incolpato un malfunzionamento della diga di Guri che sarebbe una delle principali fonti di energia ma, solo successivamente, il presidente della Repubblica Venezuelana ha smosso delle accuse nei confronti degli USA.

Una 'guerra elettrica' diretta dagli USA?

Secondo alcune fonti, Maduro starebbe incolpando il governo statunitense di aver sabotato la famosa diga di Guri e definirebbe l’accaduto come un’usurpazione nei confronti del popolo.

La vicepresidente Delcy Rodriguez ha accusato senza giri di parole il senatore statunitense Marco Rubio come uno dei responsabili per il blackout ma, questo e il suo partito si sono difesi dichiarando che il problema nasce dalla scarsa e a volte mancanza di efficienza nei controlli dei servizi in Venezuela.

Questa affermazione fa sicuramente trasparire una certa indisposizione da parte degli Stati Uniti per quanto riguarda l’attenzione che il presidente Maduro ha per il suo Paese; egli avrebbe infatti fatto molta fatica ad accettare i diversi aiuti umanitari inviati nelle scorse settimane.

Anche se gli Stati Uniti si difendono e cercano di sviare ogni tipo di accusa mediante Twitter, il governo di Pechino si schiera dalla parte dello stato sudamericano, definendo il fatto come un’interferenza esterna che riporta alla legge del più forte.